HIMACHAL PRADESH, TRA LE NEVI DELL’HIMALAYA INDIANO

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Estremo lembo settentrionale della penisola indiana (ad esclusione del conteso territorio del Kashmir), lo stato dell’Himachal Pradesh ne costituisce anche la regione più montuosa, sviluppandosi con una superficie grande un sesto dell’Italia dalla fertile pianura gangetica fino alle colline prima e alle alte montagne poi della catena himalayana, stretto tra Punjab, Ladakh e Tibet a formare il paese indiano delle nevi perenni, con profonde vallate e fiumi impetuosi, prati verdeggianti, coltivi a terrazzi, foreste intense di betulle e conifere, cime alte fino a 6.600 m e passi ubicati oltre i 5 mila, estesi ghiacciai, deserti d’alta quota e, ovunque, paesaggi suggestivi e mozzafiato. Le profonde gole incise dai tumultuosi fiumi segnano i confini naturali e isolano le singole vallate con i rispettivi abitanti, ciascuna con proprie caratteristiche etniche, linguistiche e architettoniche differenti, tali da generare anche culture disomogenee e autoctone. Parecchie vallate in inverno rimangono isolate per mesi dalla neve. Strade impervie si inerpicano fino a raggiungere i villaggi più remoti con le loro case di pietra e legno e i tetti d’ardesia, per la gioia dei trekker d’alta quota che qui trovano il loro eden. Terra solcata da importanti rotte commerciali e di pellegrinaggio, ha sempre vissuto lontano e immune dai grandi avvenimenti storici del paese; qui comunque si sono incontrati i due maggiori movimenti filosofici e religiosi indiani, induismo e buddismo, che ancora oggi convivono in buona armonia, come attestano i 6.000 santuari, templi e monasteri di vecchia data spesso affiancati. Dal 1949 la regione di Dharamsala, nella valle occidentale di Kangra, ospita il Dalai Lama, il governo tibetano in esilio e una nutrita schiera di profughi fuggiti all’invasione cinese della loro martoriata nazione. Il suo gradevole clima temperato ha fatto sì che dalla seconda metà del 1800 alcune località divenissero importanti sedi di villeggiatura per sfuggire al torrido caldo monsonico delle pianure, tanto che Shimla divenne la capitale estiva del governatorato britannico. Al momento dell’indipendenza era frantumato in un mosaico di principati feudali, spesso in conflitto tra loro, nonostante il carattere pacifico degli himachali che rispecchia la tranquillità dei luoghi paradisiaci dove vivono, tolleranti anche nei confronti di etnie e religioni diverse. Fino al 1992 alcune vallate erano interdette al turismo e ancora oggi vi si può accedere soltanto con permessi speciali. Come la fertile valle di Kannaur, zona di imponenti montagne e ghiacciai solcata dalla rotta per il Tibet, con alcuni dei più suggestivi villaggi himalayani; i suoi abitanti portano un caratteristico cappello di feltro e parlano una propria lingua. La verde valle di Lahaul, isolata per otto mesi all’anno, presenta foreste, alte vette e ghiacciai, ma anche un’ottima produzione di patate, luppolo e erbe medicinali; le donne ostentano ricchi e vistosi gioielli. La contigua valle di Spiti invece, presso la frontiera tibetana, è un arido deserto d’alta quota dal paesaggio lunare; i suoi villaggi in stile tibetano sono tra i più alti e isolati del mondo.

Il miglior itinerario per scoprire le nascoste valli himalayane di Kinnaur, Spiti e Lahaul inizia da Shimla, località di villeggiatura a 2.200 m e per quasi un secolo sede estiva del governo, molto inglese nei suoi edifici coloniali privati e pubblici, compreso un bel teatro. Si parte verso nord-est lungo l’Hindustan-Tibet highway, antica rotta commerciale, per la valle di Kinnaur, con sosta a Sarahan per visitare i templi dedicati a Bhimakali, versione locale della sanguinaria dea Kali, uno dei migliori esempi architettonici hindu-gotico dell’Himachal, dove fino al 1800 si praticavano sacrifici umani. La valle di Baspa, definita la più bella dell’Himalaya, offre una serie di graziosi villaggi ad oltre 3.000 m di quota con la tradizionale architettura in legno e pietra. Kalpa, leggendaria residenza del dio Shiva, presenta santuari hindu e buddisti. Tabo, nello Spiti, ospita un antico monastero riconosciuto dall’Unesco quale patrimonio dell’umanità come uno dei più pregevoli esempi di arte indo-tibetana. Si passa quindi al parco nazionale di Pin Valley, il regno dello stambecco e del leopardo delle nevi, dove si trova anche un importante monastero buddista. Il versante interno dello Spiti si presenta invece come un arido e roccioso deserto d’alta montagna, con villaggi ad oltre 4.000 m considerati i più alti insediamenti umani del mondo; vi si trovano diversi suggestivi monasteri, come il Ki Gompa vecchio di un millennio che contiene preziosi dipinti tibetani. La valle di Lahaul infine offre la visione del maggior ghiacciaio himalayano e numerosi templi e monasteri, come quello cinquecentesco induista di Manali, in una paradisiaca atmosfera alpina tra una miriade di negozietti d’artigianato locale.

L’operatore milanese “I Viaggi di Maurizio Levi” (tel. 02 34 93 45 28, www.deserti-viaggilevi.it), specializzato in viaggi culturali di scoperta in zone sconosciute e specialista sull’India, nel proprio catalogo “Deserti” propone un itinerario di 17 giorni dedicato alle valli più remote dell’Himachal Pradesh. Partenze individuali settimanali con guide di lingua inglese e di gruppo con voli di linea Lufthansa da Milano e Roma via Monaco e Delhi il 16 luglio, 2 e 17 agosto, 3 settembre 2010, pernottamenti nei migliori hotel e lodge esistenti e 3 notti in campo tendato con pensione completa, accompagnatore dall’Italia, quote da 2.980 euro.