“Appunti Golosi - 101 imperdibili esperienze
del gusto tra Milano, Expo e dintorni”
Il 3 dicembre, a pochi mesi dall'inizio di Expo 2015 dedicato
all'alimentazione, esce per Editoriale Jouvence, “Appunti Golosi” di
Stefano Corrada.
Un taccuino di un viaggio della gola e del cuore
APPUNTI GOLOSI - 101 imperdibili esperienze del gusto tra
Milano, Expo e dintorni non è una guida gastronomica in
senso stretto, non conferisce stelle o forchette, non critica né bacchetta. Non
recensisce il meglio del meglio del food meneghino, non stila classifiche e
neppure delinea tendenze.
APPUNTI GOLOSI è un percorso sensoriale, raccontato
da chi ha ricercato, testato e apprezzato in prima persona, con indipendenza e
libertà, i piaceri della gola nell’area milanese. Esperienze che vengono
descritte senza tecnicismi, con competente leggerezza e uno stile assolutamente
non rigoroso né convenzionale.
“Il perché di questo libro? Voler raccontare e non
giudicare. Descrivere e non analizzare. Emozionare e non relazionare in un
rapporto“, afferma l'autore. “Ogni appunto goloso ha la sua forma, la
sua lunghezza, la sua terminologia più o meno appassionata, più o meno
incentrata sul food, piuttosto che liberamente errante. Ogni tappa vuole essere
condivisa per quello che ha suscitato di positivo, di piacevole e, a volte, di
magico e unico.”
Appunti Golosi è quindi un viaggio di 101 tappe golose
nella grande Milano, che si estende ben oltre i confini cittadini e ha il suo
baricentro alimentare nel sito di Expo2015. Una mappa dei tesori della gola,
punteggiata da 101 bandiere, da Brescia a Bordighera, dal cremasco all’Ossola,
che corrispondono ad altrettanti luoghi, ognuno con una sua storia, un
significato e una particolarità che merita, di essere narrata.
Cento luoghi, cento specificità
La mappa che emerge dal racconto individua i tesori, sia
stellati che semi sconosciuti, anonimi o nascosti, di una zona che
nell’immaginario collettivo è prevalentemente cemento, design e fashion. Non si
raccontano quindi solo storie di ristoranti dove assaggiare piatti
indimenticabili e di osterie che trasmettono passioni ancestrali seppur sempre
attuali. Ma anche aziende agricole, gelaterie, torrefazioni, pasticcerie, caseifici e rivenditori di eccellenze
alimentari. Oppure altri locali che hanno particolari storie da raccontare, che
emozionano, che stupiscono, che fanno battere il cuore per il loro carattere,
la loro ubicazione o il loro indimenticabile spessore umano.
“Nessun voto in questo libro, ma solo racconti saporiti
in senso lato, conditi da pensieri, dubbi e riflessioni ad alta voce. Non è un
viaggio unico, non esistono legami tra una tappa e l’altra, se non l’estrema
significatività di ogni sito. Che è tale per la sua cucina raffinata o per la
fedeltà alla tradizione. O ancora per la spettacolarità di un piatto, per la
sceneggiatura extra-chic della location, per la passione e l’arte che si palesa
nel servizio e nei piatti proposti, per una curiosità che contraddistingue la
singola sosta golosa”
Osti, chef, artigiani del food sono dispensatori di cibo e contemporaneamente veri artisti. Non possono rientrare in rating di tipo finanziario o statistico, Per questo vengono condivisi e goduti con la testa, ma soprattutto apprezzati con la pancia, per l’intensità, la finezza e l’equilibrio delle loro opere.
Qualche
esempio
Nella
Milano dei grattacieli e della moda si racconta il silenzio e l'eleganza della
ex trattoria dei camionisti (Fiorenza) che è diventata ristorante di
gran tono. Oppure la ruvida osteria dei maghi, da Tomaso, dove anni fa i
prestigiatori si ritrovavano dopo i loro spettacoli, in un quartiere Isola
ancora lontano dai fasti modaioli attuali. Poco lontano lo stile fine ed
elegante del Ratanà, che dista fisicamente una manciata di passi dal
precedente, ma anni luce rispetto all’esperienza che fa vivere agli avventori.
C’è
anche Cracco in APPUNTI GOLOSI, in un ricordo di una cena
passata, di quando il master chef per antonomasia non era figo ed era
ancora senza barba. Ma anche un locale (la Ratera) che in italiano
significa topaia, che è una delle poche e valide birrerie-ristorante all’aperto
della città.
E
poi un commovente indirizzo al confine ligure-provenzale (Magiargè), una
trattoria sui navigli gloriosa di nome e di fatto (Gloria), un friuliano
da lacrime agli occhi (Sauris & Borc da Bria), un allevatore di
migliaia di oche ad un passo dall’Expo (azienda agricola Madonnina),
piuttosto che un oste-chef di esperienza monumentale e di estrema veracità
cremasca (da Bassano), oppure di un vegetariano (Ghea) ideale per
i guduriosi buongustai anche onnivori.
L’autore
Una laurea
scientifica e il sogno della divulgazione tecnico cultural-gastronomica.
Poi d’un tratto
la scrittura, di Milano, in milanese. E nel frattempo, su qualche rotocalco, la
descrizione delle proprietà salutari dei cavolfiori e il racconto della bontà
dell’oliva taggiasca. Senza trascurare l’infantile gaudio nel bazzicare (per
lavoro e non solo) ristoranti e trattorie, riversando emozioni gastrosensoriali
sulla carta, stampata o virtuale.
È questa la
sintesi del percorso umano e professionale di Stefano Corrada: tecnologo alimentare e giornalista food, membro
della Società Italiana Nutrizione Umana e socio dell’Associazione Stampa
Agroalimentare Italiana. Ha un attestato di sommelier AIS nel cassetto e una
passione per tutto ciò che ruota intorno al cibo.
Collabora con
periodici e guide gastronomiche, tra cui Focus, Il Golosario e Agrodolce.it, ed
è autore del blog appuntigolosi.blogspot.it in cui mischia pensieri e piaceri
sensoriali.
“Scrivere un
libro di racconti sensoriali, un diario gastronomico con pensieri in libertà e
non una guida gastronomica ha un grande pregio. Mi sono sentito estremamente
libero e per niente ingabbiato nella pseudo oggettività delle recensioni. Non
ho rispettato obblighi politici da equilibrare col bilancino. Non mi sono
dannato l’anima per confrontare lunghezze dei testi, tipologia di aggettivi
utilizzati e quantità di punti esclamativi che costellano le descrizioni dei
locali. Ho semplicemente lasciato fluire attraverso la tastiera le gastro-emozioni
che mi hanno colpito, senza paura di citare luoghi imperfetti, asimmetrici e
incompiuti.
Il bello di una
non-guida come questa è proprio la completa anarchia nelle descrizioni, nello
stile, nei contenuti e nei sapori condivisi”