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SAN VALENTINO: COLAZIONE A LETTO PER DUE




Se il buongiorno si vede dal mattino il modo più "cool" di avviare la giornata, soprattutto a San Valentino, è con una colazione consumata a letto e condivisa con la persona amata. Lo chef romano Andrea Golino, volto del Gambero Rosso Channel, dedica il suo primo libro (Colazione a letto di Andrea Golino. Giunti editore, Collana Peccati di gola, 160 pagine, 16,50 euro) alla colazione declinata in 24 menu che delineano una gustosa geografia del breakfast time.

Con 90 ricette dolci e salate, pensate e tra due cuscini sperimentate con la sua fidanzata negli ultimi due anni, Golino propone gustosi avvii di giornata all'americana, all'inglese, alla romana, o in formula brunch. Tra le più simpatiche la colazione partenopea, intitolata "scetate, songh 'e nnove!" che annovera anche un corposo Casatiello e grissini 'nzogna e pepe mentre per i romani doc la "colazione del gladiatore" contempla maritozzo con la panna, ciambelline al vino, minirosette burro e marmellata con latte macchiato. 



A Milano, la colazione vista Duomo spazia dalla tortina Paradiso alla Sbrisolona con tagliata di frutta e caffelatte. In Sicilia la sveglia si punta alle 10,30 per poi godere di una brioche con il tuppo e gelato alla ricotta, tozzetti alla mandorla e spremuta di mandarino.

Per i salutisti di facciata infusi, pancake, mele verdi fritte, latte di nocciola a colazione, in tutta dolcezza.

Denominatore comune il mix di passione, affetto e gusto, con il simbolo di una sveglia che indica l'orario consigliato per alzarsi e preparare il menu. Per i più previdenti e organizzati ci sono anche ricette da preparare il giorno prima. ''La colazione a letto - scrive l'autore di questo inno al comfort food - è un'occasione perfetta per regalarsi momenti di calma, di piacere, di felicità. Ecco perché questo non è solo un libro di ricette ma un invito a creare, ad assaporare, ad amare''.

Esperto di finger cuisine, l'autore suggerisce questa evoluzione del finger food per chi vuole un'esperienza informale e divertente fatta di porzioni mignon e altissima qualità. ''La vera sfida - conclude Golino - è pensare direttamente" in piccolo", ma una grande passione può stare anche in una mini porzione. Tutti sanno quanto fa bene un abbraccio, che sensazione di pace può dare una carezza e quanto amore ci possa essere in un bacio. La coccola qui si trasforma in una dolce frolla dal cuore di crema e riso; nell'intensa carezza che gli oli essenziali della frutta secca fanno al palato; nell'inondazione dei condotti olfattivi scatenata dall'inebriante profumo di una frittella". (ANSA)

CRISI DELL'EDITORIA

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Rcs, 107 giornalisti in cassa integrazione

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Milano, 11 giugno 2013. Oltre 100 giornalisti delle testate periodiche di Rcs Mediagroup sono finiti ufficialmente in cassa integrazione straordinaria. Il gruppo editoriale di via Rizzoli ha infatti aperto formalmente la procedura della cigs a zero ore per 87 componenti delle redazioni delle 10 testate in vendita, o in mancanza di compratori a rischio chiusura (A, Bravacasa, Yatch&Sail, Visto, Novella2000, Astra, Ok Salute, Max, L'Europeo e il polo dell'enigmistica), oltre allo stesso ammortizzatore sociale per una ventina di giornalisti dei giornali core come Oggi, Amica, Dove, Style e Il Mondo. In http://www.lettera43.it/economia/media/rcs-oltre-100-giornalisti-in-cassa-integrazione_4367598584.htm.

www.lettera43.it

SONO UNA DONNA ALLA SOGLIA DEI 40 ANNI. TROVARE LAVORO PER ME E’ IMPOSSIBILE.

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Si riporta la notizia di una donna 35enne disperata, che esprime tutto il suo rammarico sul sito www.ticinonotizie.it

Magentino: trovare lavoro è sempre più difficile. Lo sanno tutti, inutile ripeterlo. Per una donna alle soglie dei 40 anni è praticamente impossibile. Leggiamo cosa ci scrive Maria, una magentina che ha vissuto un’esperienza davvero deludente proprio in questi giorni:

Secondo le ultime stime (Adnkronos) sono 2,9 milioni gli italiani che in questo momento stanno cercando un’occupazione. Fra questi ci sono io, Maria, e per me la reale opportunità di trovarlo è ridotta ai minimi termini. Sono pessimista? No, altrimenti non continuerei ad inviare più di 25 curricula al giorno (fra consegne a mano, via posta, via mail). La ragione è molto semplice: sono donna e ho più di 35 anni e questo basta per escludermi da ogni possibilità. Io provengo dal ramo dell’editoria, sono un grafico da più di 10 anni ma ora, in seguito alla crisi, sono rimasta senza impiego e non pretendo certo di trovarne uno rivolgendo lo sguardo solo al mio settore.

Non sono ‘choosy’ per intenderci. Mi adatto a fare la commessa, la cassiera, l’impiegata, la receptionist, la magazziniera, ecc. Ricomincio da capo, mi rimetto in gioco, va benissimo. Non ho problemi di orari, posso lavorare su turni e pure nel fine settimana, sono abituata a spostarmi, non ho l’esigenza di trovare un’occupazione proprio ‘sotto casa’. La mia disponibilità è immediata. Nonostante questo però, non mi viene data quasi mai neppure l’opportunità di un colloquio perchè alla mia età, 38 anni, non si possono fare contratti di apprendistato o che offrono agevolazioni fiscali a chi assume e di conseguenza, dato che ognuno deve fare il suo interesse, io non rientro negli interessi di nessuno: “Purtroppo è così – mi è stato detto – lei è un buon elemento ma noi dobbiamo valutare assunzioni che abbiano l’impatto meno gravoso possibile sull’economia della società”.

Altro piccolo inconveniente: sono donna ancora nell’età fertile e questo crea qualche problema per ipotetiche gravidanze che nessuno si vuole trovare sul groppone. E anche se gli annunci sono rivolti ad entrambi i sessi ai sensi delle leggi 903/77 e 125/91, la discriminazione viene fatta comunque. In alcuni casi la scrematura avviene direttamente in fase di ricezione curriculum: se provenienti da donne vengono cestinati in automatico (quando la ditta ha molti dipendenti prima o poi le cose si vengono a sapere…). Non so quante domande ho inviato anche ai supermercati locali che tra l’altro (basta consultare la loro pagina web dedicata al ‘recruiting’) sono sempre in cerca di personale; ma non ho mai avuto l’opportunità di fare neppure un colloquio, dopo avere compilato l’apposito format on line. Perchè? Soliti due motivi… Quando invece rispondo ad annunci specifici del mio settore (e sono pochi), magari ottengo un colloquio, con la promessa di una successiva prova pratica che però non viene mai mantenuta e puntualmente, ricontattandoli, scopro che per scremare le troppe candidature la cerchia è stata ristretta a soli tre o quattro candidati casualmente uomini o che il posto è stato già assegnato a uno/a stagista con eventuale possibilità di inserimento in azienda.

A sto punto cosa dovrei fare? É un muro impenetrabile. In tempi di campagne elettorali tutti promettono ulteriori incentivi per chi assumerà giovani, va bene combattere la disoccupazione giovanile, ma così noi over 35 non lavoreremo più. L’art. 1 della nostra Costituzione dice: ‘L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro’, probabilmente bisognerà aggiornarlo perchè ora sembra piuttosto una Repubblica fondata sulla ‘ricerca di lavoro’ senza alcuna certezza di trovarlo. E se non si ha un lavoro, non si ha dignità, non si hanno i mezzi per realizzarsi, per avere una vita indipendente, in parole semplici non si ha più diritto nemmeno al proprio ‘futuro’.

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Esercito di scoraggiati, non si cerca più lavoro

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Più di un milione di disoccupati over 34 rinuncia perché ritiene di non riuscire a trovarlo.

Nel 2013 l'esercito degli scoraggiati cresce, soprattutto tra i più adulti, con più di un milione di over 34 che ormai non cerca lavoro perché ritiene sia impossibile trovarlo. Il dato è ricavato da ANSA I.Stat, il datawarehouse delle statistiche prodotte da Istat.

Sono in tutto 1,6 mln e tra loro 1 mln 150 mila ha tra i 35 e 64 anni (+10,1%).

PER NON DIMENTICARE

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Il 27 gennaio 1945 le Forze Alleate liberavano il campo di concentramento di Auschwitz, simbolo dell'atrocità dell'olocausto. Commemorazioni in tutto il mondo per mantenere viva la memoria su una delle pagine più nere della storia dell'umanità.

NEL CUORE DI MILANO L’ACCADEMIA DEGLI SCACCHI

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Per migliorare concentrazione, memoria,

ma non solo…

Un luogo d’incontro e di aggregazione per quanti ancora hanno il piacere di trovarsi e trascorrere qualche ora in compagnia, partecipando alle tante iniziative proposte. 

Scacchi: tattica, strategie, aperture e finali. Stiamo parlando di uno dei più antichi e famosi giochi del mondo. Un gioco che aiuta la capacità di concentrazione, sviluppa la memoria ed elimina le barriere sociali. Davanti a una scacchiera, infatti, siamo tutti uguali, nelle più grandi competizioni e nei circoli di tutto il mondo si affrontano ad armi pari uomini, donne, bambini, anziani, ricchi, poveri e disabili, tutti con le stesse possibilità di vittoria, diversi in tanti aspetti ma uniti da un’unica grande passione.

Non a caso, anche il Parlamento Europeo a Strasburgo ha adottato una dichiarazione che impegna i Paesi membri a promuovere e incentivare proprio lo studio degli scacchi in tutte le scuole.

Il gioco è accessibile ad ogni gruppo sociale, dunque può contribuire alla coesione e a conseguire obiettivi strategici quali l’integrazione, la lotta contro la discriminazione, la riduzione del tasso di criminalità e persino la lotta contro le varie dipendenze.

Ma non ci sono solo motivazioni sociali a sostegno dello studio degli scacchi. Indipendentemente dall’età, infatti, il gioco degli scacchi può migliorare la concentrazione, la pazienza e la perseveranza, e può sviluppare il senso di creatività, l’intuito e la memoria, oltre alle capacità analitiche e decisionali, considerando che gli scacchi insegnano determinazione, motivazione e spirito sportivo.

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Vediamo che succede in città

Dal gennaio 2011 Accademia Scacchi Milano è associata al Circolo Culturale “I Navigli” di via De Amicis 17.

il circolo, nella prestigiosa e ampia sede dotata di bar, ristorante e auditorium, promuove oltre agli scacchi interessanti iniziative culturali, fra cui numerose mostre benefiche, incontri a tema, dibattiti, presentazioni di libri, il Concorso nazionale di poesia e pittura Alda Merini e Guido Bertuzzi - due grandi artisti dei Navigli recentemente scomparsi – e mostre di pittura.

Focalizzando l’attenzione sugli Scacchi e la didattica, Per il 2013 due sono i corsi promozionali gratuiti per principianti assoluti: il Corso Base per principianti e intermedi e un corso monografico sulle aperture (da sei lezioni).

Tutti i corsi si tengono in apposite aule attrezzate, con scacchiera magnetica, computer e proiettore. Per la preiscrizione è sufficiente inviare una e-mail al seguente indirizzo: info@accademiascacchimilano.it, o rivolgersi direttamente presso la sede del Circolo qualche minuto prima dell’inizio del corso.

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CORSO PROMOZIONALE:  sabato 12 gennaio 2013, dalle ore 15:00 alle ore 18:00, gratuito. Tutto (o quasi) in 3 ore, partendo da zero.

CORSO BASE: rivolto ai giocatori principianti che conoscono le regole del gioco E strutturato in moduli da sei lezioni di due ore al sabato, dalle ore 15:00 alle ore 17:00. da sabato 16 febbraio a sabato 2 marzo (3 incontri), sabato 16 marzo, sabato 23 marzo e sabato 6 aprile (3 incontri).

Iscrizione € 60, gratuito per i nuovi Soci dell'Accademia che non abbiano già usufruito di altre promozioni.

CORSO sulle APERTURE: L’insegnante Luigi Ruvolo tratta l’argomento in modo chiaro, sintetico e sistematico, dedicando sei incontri (26.01, 2.02, 9.02, 16.02, 23.02, e 2.03) agli allievi e parlando dei principi generali delle aperture, al fine di dare a chiunque gli strumenti per “uscire bene” dalla prima fase di gioco pur non possedendo una conoscenza approfondita delle singole aperture e loro varianti.

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Accademia degli Scacchi in breve

Nata nel 2005, Accademia Scacchi Milano è un’Associazione dilettantistica affiliata alla Federazione Scacchistica Italiana (FSI), Associata del CONI, con la finalità di promuovere il gioco degli scacchi amatoriale e agonistico, con particolare attenzione ai giovani. Conta oltre 200 soci, dei quali circa la metà sono ragazzi di età inferiore ai 14 anni.

Il Consiglio Direttivo è composto da nove Consiglieri, quattro Incaricati di Attività e un pool di quattordici istruttori riconosciuti dal CONI – F.S.I., e tre Arbitri ufficiali della Federazione Scacchistica Italiana. Presidente in carica per il 2013 è Francesco Gervasio.

Accademia Scacchi Milano svolge numerose attività didattiche nelle biblioteche pubbliche di Milano e nell’hinterland milanese (Affori, Vigentina), ma anche presso alcuni Istituti carcerari (Case Circondariali di Bollate, San Vittore e Beccaria) e presso la Residenza per Anziani “Anni Azzurri” di Noverasco – Opera.

Sono inoltre gestiti corsi giovanili in Istituti Scolastici di Milano e Provincia (Scuole Pubbliche Pietro Micca, Pezzani Martinengo, Pisacane Poerio, Convitto Nazionale Longone) e private (Istituto Gonzaga, FAES, Istituto Maria Immacolata, Deutsch Schule Miland), corsi in sede (avvicinamento al gioco per principianti, corsi intermedi e di livello superiore) attraverso un’ampia promozione della cultura scacchistica e l’organizzazione di competizioni a livello studentesco (CGS, Circuiti Interscolastici) e giovanile (Challenge Italia Giovani), nonché tornei di livello nazionale e internazionale.

Fiore all’occhiello dell’Accademia è la Scuola Scacchi giovanile, riconosciuta dalla FSI, a livello regionale e nazionale. Tra alcuni dei Risultati conseguiti, Accademia è Vice Campione Nazionale in carica con una sua squadra giovanile; un socio è stato Campione Nazionale nella categoria Under 10 nel 2011 e un secondo socio è Campione Nazionale in carica (2012) per la categoria Under 8.

Organizzazione di Tornei in sede

Serali: Campionato Sociale Luca Mauri; Open Internazionali: Felice Bosi, Memorial Renato Didoni; Rapid: Campionato Regionale Semilampo Femminile; Circuiti: “Un Libro per Amico” e “Città di Milano”; Giovanili con tre differenti circuiti: (1) CIG Under 16 (validi per la qualificazione ai Campionati Nazionali Giovanili), (2) Challenge Italia Giovani e (3) Pulcini; Campionato Regionale Semilampo Giovanile.

Organizzazione di Tornei fuori sede

Open Internazionali: Torneo Villa Litta; Rapid FIDE: Torneo di Campodolcino; Semilampo: Tornei del circuito ARCI Bellezza; Giovanili: Cesano Boscone, Abbiategrasso; Scolastici: Istituto Gonzaga, Convitto Nazionale Longone, Leone XIII, FAES, Istituto Maria Immacolata.

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Accademia Scacchi Milano

Scuola di Scacchi riconosciuta FSI

Presso Circolo Culturale "I Navigli"

Via De Amicis 17 (MM2 S. Ambrogio)

Milano

www.accademiascacchimilano.it

info@accademiascacchimilano.it

Tel. 328.7194921 (Presidente)

UN INTERESANTE E SIMPATICO NUOVO SPUNTO DI RIFLESSIONE…

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… Per cogliere il messaggio che ci porta questo momento storico tanto "profetizzato" e tanto "complicato":

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Nel ventre di una donna incinta si trovavano due bebè.

Uno di loro chiese all’altro:

- Tu credi nella vita dopo il parto?

- Certo. Qualcosa deve esserci dopo il parto. Forse siamo qui per prepararci per quello che saremo più tardi.

- Sciocchezze! Non c’è nessuna vita dopo il parto. Come sarebbe quella vita?

- Non lo so, ma... sicuramente... ci sarà più luce che qua! Magari cammineremo con le nostre gambe e ci ciberemo dalla bocca.

- Ma è assurdo! Camminare è impossibile. E mangiare dalla bocca? Ridicolo! Il cordone ombelicale è l'unica via d’alimentazione … Ti dico una cosa: la vita dopo il parto è da escludere. E sai perché? Il cordone ombelicale è troppo corto.

- Io, invece, credo che debba esserci "qualcosa", là fuori... E forse sarà diverso da quello che siamo abituati ad avere qui.

- Però, nessuno è tornato dall’aldilà, dopo il parto. Il parto è la fine della vita. E, in fin dei conti, la vita non è altro che un’angosciante esistenza in un buio che ci porta al nulla.

- Beh, io non so esattamente come sarà dopo il parto, ma sicuramente vedremo la mamma e lei si prenderà cura di noi.

- Mamma? Tu credi ancora nella mamma? E dove credi che sia lei ora?


- Dove? Tutta in torno a noi! E’ in lei, e grazie a lei, che viviamo! Senza di lei, tutto questo mondo non esisterebbe.

- Eppure io non ci credo! Non ho mai visto la mamma, per cui, è logico che non esista.

- Ok ma, a volte, quando siamo in silenzio, si riesce a sentirla o percepirla quando accarezza il nostro mondo. Sai? ... Io penso che ci sia una vita reale che ci aspetta e che ora stiamo soltanto preparandoci per essa...

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Subito dopo la fatidica data, questo mese, celebreremo non un salto quantico, non la fine del mondo, ma la responsabilità di una nuova cultura, di una nuova coscienza, di una nuova intelligenza. E' una chiamata, una chiamata per chiunque la sentirà risuonare…

A MILANO FINO AL 13 GENNAIO 2013

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Amore e Psiche secondo Canova e Gérard

Presentata la mostra gratuita di Palazzo Marino. Grazie alla rinnovata partnership tra Eni e museo del Louvre, sarà possibile ammirare nel suggestivo allestimento in Sala Alessi il dipinto "Psyché et l’Amour" di François Gérard e "Amore e Psiche stanti" di Antonio Canova.

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Amore e Psiche stanti di Antonio Canova e Psyché et l’Amour di François Gérard per la prima volta insieme. Una scultura e un dipinto uniti a Milano nella Sala Alessi di Palazzo Marino queste due opere saranno visibili al pubblico gratuitamente dal 1° dicembre 2012 al 13 gennaio 2013. Oltre un mese in cui, grazie alla rinnovata partnership tra Eni e museo del Louvre, sarà possibile ammirare all’interno della mostra ospitata dal Comune di Milano i capolavori arrivati dal Louvre. La mostra ‘Amore e Pische a Milano’ è stata presentata nella Sala dell’Orologio di Palazzo Marino alla presenza del Sindaco di Milano Giuliano Pisapia, dell’assessore alla cultura Stefano Boeri, dell’Amministratore delegato di Eni Paolo Scaroni, dell’Amministratore generale aggiunto del Louvre Claudia Ferrazzi, del Direttore del Dipartimento di pittura del Louvre Vincent Pomarède e delle curatrici della mostra Daniela Storti e Valeria Merlini. Presente in sala anche la sovrintendente del Ministero dei Beni Culturali Sandrina Bandera. “Si tratta di un grande evento – ha detto il Sindaco Pisapia - che anno dopo anno si rinnova e di questo ringrazio Eni e il museo del Louvre che lo rendono possibile. Rinnoviamo una bellissima tradizione per cui a Milano, durante le festività natalizie, è possibile vedere due capolavori che trattano lo stesso tema in maniera diversa. Questo evento contribuisce ad amare sempre di più la cultura, l’arte e l’esposizione di Sala Alessi rappresenta un dono alla città, ai milanesi e non milanesi. Mi auguro che si possa superare il record delle oltre 200mila presenze dell‘anno scorso quando Palazzo Marino ha ospitato due opere di Georges De La Tour”.

Il visitatore, nel momento del suo ingresso in Sala Alessi, sarà accolto dalla riproduzione di un giardino neoclassico e dal punto di vista privilegiato potrà godere di  entrambe le opere collocate in due sezioni diverse.
Suoni e profumi, luci ed emozioni fanno da cornice sensoriale all’allestimento che accompagna il percorso visivo.

Informazioni:

"Amore e Psiche a Milano"
Palazzo Marino - Sala Alessi
Periodo: 1 dicembre - 13 gennaio

Aperto tutti i giorni. Orari 9.30 - 20 (ultimo ingresso ore 19.30)
Giovedì 9.30 - 22.30 (ultimo ingresso ore 22)
Aperto anche: 8 e 25 dicembre e  il 1 gennaio.
Chiusure anticipate: 7 dicembre ore 12.

Il 24 e 31 dicembre ore 18.

Per info h24 Numero Verde: 800.14.9617

RCS – Periodici nella bufera

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Novembre è iniziato e in via Rizzoli il nervosismo è sempre più palpabile. Il motivo è semplice: fra questo mese e il prossimo sarà messo nero su bianco il nuovo piano industriale di Rcs Mediagroup, alle prese con un debito di quasi 800 milioni di euro e perdite per 427 milioni. E non saranno rose e fiori. Anche perché si avvicina il momento della verità per la divisione Periodici del gruppo, e in particolare per quelle testate (una decina) per le quali, già prima dell'arrivo del nuovo a.d. Pietro Scott Jovane, i vertici di Rcs intendevano disfarsi. Due le alternative: cessione o chiusura. E al momento non sembra che siano fioccate le offerte per Novella 2000, Il Mondo o A.

Ma fra le opzioni di Scott Jovane ci sarebbe addirittura la totale chiusura della divisione per concentrarsi esclusivamente su libri e quotidiani (Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport). Non a caso proprio fra i periodici circola il nervosismo maggiore: la scorsa settimana i giornalisti di settimanali e mensili del gruppo hanno deciso un pacchetto di 15 giorni di sciopero e hanno dato mandato al cdr per l'avvio di un tavolo di lavoro con i vertici aziendali, mentre il direttore generale della divisione Periodici, Matteo Novello, sarebbe pronto a dimettersi in polemica con gli orientamenti del nuovo amministratore delegato, seguendo la strada del collega della divisione Quotidiani Giulio Lattanzi.

Non che in via Solferino dormano sogni tranquilli: anche le redazioni dei quotidiani saranno inevitabilmente toccate dalla scure dei tagli. Complessivamente, sui 5.200 dipedenti di Rcs Mediagroup, saranno circa 500 a perdere il posto, di cui 400 impiegati e 100 giornalisti. E riprendono quota le voci di una possibile cessione dello storico immobile a Brera, con il conseguente trasferimento dei quotidiani nella rinnovata (a caro prezzo) sede di via Rizzoli.

http://affaritaliani.libero.it/mediatech/rcs-periodici-nella-bufera051112.html

Sicilia: prima promessa mantenuta

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"Abbiamo già mantenuto la prima di promessa. Abbiamo portato avanti la campagna elettorale senza i finanziamenti pubblici, non toccando in alcun modo le tasche dei cittadini. Abbiamo raccolto con libere donazioni ben 32.000 euro, ma ne sono serviti solo 25.000 euro per diventare la prima forza politica in Sicilia. E' interessante vedere quanto invece hanno speso gli altri. Alla coalizione che sosteneva il PD sono serviti 120.000 euro (di finanziamenti PUBBLICI) per perdere il 49% delle preferenze, mentre a quella che sosteneva il PDL addirittura più di 600.000 euro (di finanziamenti PUBBLICI) per arrivare a perderne il 73%. Se togli i soldi dalla politica, questa diventa passione, e quando hai migliaia di cittadini motivati, non ci sono battaglie troppo grandi per essere vinte.

Spiegatelo ai nostri avversari che hanno eserciti di mercenari." Giancarlo Cancelleri, M5S Sicilia

OMAGGIO AGLI ANIMALI

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Incontrare un animale non è un fatto insignificante, è un incontro reale con un essere vivente. La storia dell'umanità non avrebbe potuto svolgersi senza il popolo animale, che oggi ha più che mai bisogno di essere riconosciuto, rispettato, integrato nel nostro schema mentale sempre più avvilito. Inoltre, anche se non ci pensiamo, la nostra parte animale continua a sostenerci - ma per quanto tempo ancora? Qual è il vero posto del regno animale nella vita dell'essere umano? Qual è l'atteggiamento che questi dovrebbe avere per un migliore equilibrio dentro di sé ed intorno a sé? Come collaborare con gli animali, noi che condividiamo la stessa aria, la stessa acqua e che camminiamo sulla stessa terra, con il fuoco della vita nel nostro cuore? Ci sarà un legame tra la sofferenza animale e quella umana? Ma soprattutto, quale alto messaggio della Vita si trova nascosto dietro la loro presenza?

In questo libro, forte, straziante, scritto con saggezza, si va alla scoperta di risposte, che si possono ottenere soltanto attraverso un altro sguardo, una nuova visione dischiusa sulla vita e sul suo mistero...

Edizioni Fabbroni – Giardino dei Libri - Macrolibrarsi

Notizie sull’Autore

Alain Contaret, allievo di Olivier Manitara, attuale rappresentante del popolo Esseno, è uno Ierogrammata, uno Scriba al servizio della sua Tradizione.

Forte dei fondamenti ricevuti dall’insegnamento del maestro Esseno Omraam Mikhael Aivanhov, continua ad approfondire questa Saggezza ancestrale.

Il Sapere vivente che proviene da un Maestro Autentico al servizio della Vita, che è il bene comune di tutti gli esseri, è per lui un filo conduttore fondamentale per coloro che vogliono onorare il Vero, il Bello, e percorrere la via della Nobiltà.

Autore di articoli, poemi e canzoni, i suoi scritti sono un vero e profondo omaggio al Vivente.

Info: http://www.olivier-manitara-tradizione-essena.org/pages/ecologia-essena/gli-animali.html

LO SPREAD E’ UNA BUGIA

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Stanno trasferendo il debito pubblico italiano dalle banche straniere alle nostre. E quando questo sarà interamente nei nostri istituti di credito, il default lo pagheremo solo noi.

Oggi lo spread non ha il significato che aveva due anni fa, o anche un anno fa, per il semplice fatto che la maggior parte del debito pubblico italiano è stata sottoscritta dalle banche italiane. Quindi la presenza di operatori internazionali vigili sul mercato italiano si è affievolita. Ci troviamo un po' a giocare in casa.
Il fatto che le banche abbiano sottoscritto il debito dello Stato è abbastanza chiaro: in una situazione di crisi come quella attuale banche e Stato sono legate a doppio filo ed è anche chiaro che le banche non chiederanno un tasso di interesse eccessivo che porti lo Stato a una situazione di crisi, tipo quella che è successa l'anno scorso. In realtà si sta cercando di trasformare l'Italia, ma anche la Spagna, in una sorta di nuovo Giappone, dove quasi il 100% dell'indebitamento dello Stato viene sottoscritto dalle banche nazionali o dalla stessa popolazione.

Non dobbiamo dimenticare che con l'introduzione dell'Euro sparì il rischio di svalutazione della moneta italiana, poiché moneta unica. E dunque ci fu una grossa presenza delle banche straniere in Italia per quanto riguarda la vendita del credito, sia per quanto riguarda il credito agli individui e alle società, ma anche e soprattutto per quanto riguarda la sottoscrizione del debito pubblico.Basti vedere che la presenza delle banche straniere nel debito italiano aumenta progressivamente dal 1999 fino al 2010 e passa da un 30%, fino al 60%. Nel 2012, dunque, il 60% dell'indebitamento italiano era nelle mani delle banche straniere. A quel punto scoppia la crisi del debito sovrano. E che succede? Succede che queste banche progressivamente riducono la percentuale di debito pubblico dei paesi della periferia che hanno nel loro portafoglio. E oggi le banche tedesche hanno una percentuale del 30% del debito italiano. Chi è che ha comprato questo debito pubblico (perché è chiaro che questo debito pubblico ha continuato a crescere e quindi l'Italia ha continuato a fare delle aste)? Le banche italiane, che sono passate da una percentuale nel 2010 intorno al 30/35% a una percentuale altre il 60%.
L'obiettivo non detto è quello di riuscire a fare sì che le banche italiane riescano a sostenere in toto il debito pubblico italiano. Così se l'Italia si troverà al centro di una grave crisi in cui dovrà fare un default, chi pagherà quel default saremo noi...

Loretta Napoleoni  (Cado in piedi)

LA LIBERTA’ DI STAMPA E’ PRECARIA

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La verità dei giornalisti freelance

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Dove vanno a finire i soldi che lo Stato da ai giornali? Di sicuro non servono a pagare i giornalisti. Anzi. Perché in Italia tranne rare eccezioni fare il giornalista significa rassegnarsi ad una vita da precario.


Se c'è un microcosmo lavorativo che riassume tutti i difetti del sistema Italia è quello del giornalismo. E allora, dove finisce il finanziamento pubblico? Nei mega stipendi a direttori, capiredattori, amministratori delegati e a tutte quelle penne illustri (?) che si ergono a guide morali che da anni non portano un straccio di notizia, ma commentano, avvertono, monitano.

Vi hanno detto che la libertà di stampa è minacciata dalla mafia, da Berlusconi, dalle mille leggi bavaglio. Minchiate.

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La libertà di stampa è minacciata dalla miseria in cui vivono e lavorano migliaia di giornalisti sfruttati: dagli editori, dai direttori e, infine, dai loro stessi colleghi assunti con contratto a tempo indeterminato che quando scioperano, protestano, denunciano è solo per i loro privilegi di giornalisti professionisti e assunti mentre gli altri muoiono di fame.

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Facciamo un esempio. Un articolo di cronaca, secondo una ricerca compiuta dall'Ordine dei giornalisti pubblicata nel 2011, viene pagato anche 5 euro lordi a 60-90 giorni dalla pubblicazione. Sono i numeri della vergogna, la cifra, vera, della censura. Ecco cosa dicono: La Repubblica a fronte di 16.186.244,00* euro di contributi dello Stato all'editoria elargisce un compenso che varia tra i 30 e i 50 euro lordi a pezzo. Il Messaggero, che riceve 1.449.995,00** euro di contributi pubblici, riconosce 9 euro di compenso per le brevi, 18 euro le notizie medie e 27 euro le aperture. Lordi, ovviamente. Il Sole 24 Ore: 19.222.767,00** euro di contributi pubblici e 0,90 euro a riga, con cessione dei diritti d'autore. Libero: 5.451.451** di finanziamenti pubblici e 18 euro lordi per un'apertura. Il Nuovo Corriere di Firenze (chiuso nel maggio 2012) riceve 2.530.638,81*** euro di contributi pubblici e paga a forfait tra i 50 e i 100 euro al mese, il Giornale di Sicilia a fronte di un finanziamento di quasi 500 mila euro (anno 2006) paga 3,10 euro.

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Provate a immaginare quanti articoli servono per arrivare ad uno stipendio decente. Provate ad immaginare quale sarà la pensione di chi scrive con un simile onorario (?). Perché questi giornalisti, se iscritti all'ordine- sennò sono abusivi ed è un reato penale - i contributi devono versarli da sé, nella misura del 10 per cento del compenso netto più un due per cento di quello lordo. Che vanno a confluire nella "gestione separata" (mai nome fu più azzeccato) dell'ente pensionistico dei giornalisti, l'Inpgi. Una "serie B" della cassa principale che, invece, prevede pensioni, disoccupazione, case in affitto, mutui ipotecari, prestiti e assicurazione infortuni. Ma questa vale solo per quelli "bravi", quelli a cui viene applicato il contratto collettivo nazionale di lavoro giornalistico che, solo nel 2011, dopo 6 anni, è stato rinnovato. Insomma quelli assunti. Che ovviamente sono una piccola minoranza. Ma, attenzione, questo solo per quanto concerne la parte economica. Perché il contratto collettivo non disciplina solo il trattamento economico ma regola a tutti gli effetti i rapporti fra datore di lavoro (editore) e lavoratore (giornalista). Fissa, insomma, diritti e doveri. Ma, ancora una volta, questo vale solo per chi il contratto ce l'ha e, quindi, tutti gli altri vivono nel far west, perché la loro posizione non è disciplinata da nulla. E si tratta della stragrande maggioranza dei giornalisti della carta stampata - da Repubblica fino al più piccolo foglio di provincia: precari, sottopagati, sfruttati, senza copertura legale, senza ferie, senza nulla. È questa moltitudine, oltre il 70% degli iscritti all'Ordine, che permette ai giornali cartacei e on-line, alle agenzie di stampa di produrre notizie 24 ore al giorno. Senza di loro le pagine bianche sarebbero molte di più di quelle scritte. La carta stampata riceve centinaia di milioni di euro di contributi dallo Stato ogni anno, ma lo Stato non chiede agli editori in cambio di garantire compensi minimi e tutele contrattuali ai collaboratori.

Poi arriva la Fornero, ministro al Lavoro (nero) e di fronte alla più elementare delle proposte di legge sull'equo compenso ai giornalisti precari dice: "Non mi sembra opportuno". Della serie siete precari, non siete figli di papà (giornalista), e allora morite. E qualcuno c'è anche morto, stufo di subire. Come Pierpaolo Faggiano, collaboratore della Gazzetta del Mezzogiorno, che nel giugno 2011 si è tolto la vita: non sopportava più, a quarantuno anni, di vivere da precario.
Chiara Baldi, da giornalista precaria ha scritto una tesi sul precariato: "i giornalisti sono "i più precari tra i precari" – scrive Baldi - "perché lo stipendio da fame li costringe anche a rinunciare ai principi deontologici a cui invece dovrebbero attenersi. Una buona informazione è possibile solo quando chi la fornisce non deve sottostare al ricatto di uno stipendio misero. Più è basso il guadagno del giornalista e più sarà alta la sua "voglia" di produrre senza professionalità, non tanto per un desiderio malato di non essere professionale, quanto per una necessità: quella di guadagnare". Il potere, di qualsiasi colore, non ama i giornalisti e in Italia per disinnescare il problema è stato consentito che diventare giornalisti, essere assunti, sia un privilegio di pochi, così che la stampa diventi il cagnolino del regime e non il guardiano. Assumere il figlio del giornalista è come candidare il Trota, sangue vecchio sostituisce altro sangue vecchio. Altro che bavaglio. Provate voi ad essere liberi a 5 euro a pezzo (lordi).

Nicola Biondo, giornalista freelance

Buona fortuna

IL LAVORO TRADITO

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di Roberto D'Incau

Giovani neolaureati e cinquantenni estromessi dal mercato del lavoro. Sono questi i due poli che dipingono la realtà della disoccupazione in Italia. Numeri brutali che meritano una riflessione politica e sociale.

Mercato del lavoro in recessione. Allarmanti, infatti, i dati diffusi sulla disoccupazione, e in particolare sulla disoccupazione giovanile. Abbiamo provato a delineare questo scenario con l'aiuto di Roberto D'Incau, head hunter ed executive coach, autore, per Salani, del volume "Chi lavora non fa sesso". Sono reali i dati sulla disoccupazione, oppure sono numeri sottostimati, che non dipingono la realtà del mercato del lavoro italiano?

La disoccupazione, non solo giovanile, è un tema assolutamente caldo, che soprattutto in questo rientro postvacanze riguarda moltissime persone, giovani ma anche, purtroppo, persone che sono oltre i 40-50 anni, che vengono lasciate a casa. Dunque, direi che c'è un dato drammatico per quanto riguarda la disoccupazione su due poli: da un lato, i ragazzi che escono dall'università, che hanno una formazione superiore e che fanno fatica a trovare lavoro, o che trovano delle collocazioni insoddisfacenti; dall'altro, le persone oltre i 45 - 50 anni che vedono l'età della pensione ancora lontana ma vengono estromesse dal mercato del lavoro. Sui numeri: io non sono un statistico per cui non ho dati su cui ragionare, ma certo la realtà del mondo del lavoro è molto difficile. È anche vero, questo lo devo dire ma non attutisce assolutamente la drammaticità della situazione, che l'Italia è un paese con un forte sommerso, fatto questo che soprattutto in alcune aree del paese potrebbe in qualche modo leggermente attutire l'impatto brutale dei numeri. E' vero anche che ci sono situazioni di precariato che non emergono dai dati ufficiali dell'occupazione, ma questo non addolcisce affatto la pillola. Io come professionista, come head hunter, come coach e anche come autore di libri e di articoli sul tema del lavoro, non ho soluzioni, certamente penso che questa disoccupazione così drammatica meriti una riflessione politica e sociale e, probabilmente, anche una riflessione più piccola sia sulle scelte professionali che si fanno, sia sulla formazione che le nostre università danno. È indubbio che spesso c'è uno scollamento molto forte e una impreparazione immediata a affrontare il mercato del lavoro quando si esce dall'università. E' anche vero, e mi capita spesso di verificarlo nelle scuole in cui insegno, che gli studenti spesso vogliano fare tutti le stesse scelte, banalmente nella moda lo studente dice: voglio fare lo stilista, mentre ci sono altre professioni che hanno un mercato e talvolta vengono sottovalutate dagli studenti.
Qual è il tappo che impedisce al nostro mercato del lavoro di crescere?

Sono appena tornato da un viaggio negli Stati Uniti, dove ho visto una realtà estremamente difficile, con tanti giovani homeless in strada. Questo per dire che la realtà del lavoro in questo momento è molto dura a livello internazionale. Tornando all'Italia, devo dire che secondo me da qualche parte c'è una inefficienza del sistema scolastico in termini di orientamento. Certo, a 17-18 anni è normale non avere le idee chiare sul proprio futuro, però quando mi capita di parlare con i ragazzi appena usciti dai licei, ho l'impressione che manchi un reale orientamento, che non sia solo quello familiare. Un confronto realistico, per esempio con persone come noi che hanno il termometro del mondo del lavoro, penso che sia molto utile. Spesso, inoltre, mi capita di incontrare persone che hanno anche delle formazioni interessanti che però non hanno veramente la minima idea di quello che il mondo del lavoro si aspetta. Circa il costo del lavoro, questa è una vexata quaestio sed quaestio, nel senso che gli imprenditori spesso dicono che in Italia il costo del lavoro è molto alto, certamente se lo rapportiamo a dei paesi come la Cina o all'est Europa questo è sicuramente vero, però è anche vero che è tutto rapportato anche al costo della vita. Io non ho l'impressione che il costo del lavoro sia totalmente sproporzionato, anzi ho l'impressione talvolta che ai nostri giovani, per esempio neolaureati o in posizioni junior, noi offriamo solo stage, proprio perché le aziende pensano: questi fanno esperienza a nostre spese e li paghiamo poco. Io invece ritengo che il sistema andrebbe migliorato, cercando di far uscire degli studenti che abbiano già fatto degli stage o delle esperienze lavorative. E' quello che non mi stanco mai di ripetere ai miei studenti: fate esperienze estive, muovetevi, andate all'estero, cercate di avere un approccio con il mondo reale.

Quali dinamiche future immagina per il lavoro in Italia?

Il mercato del lavoro è la cartina al tornasole di come va l'economia. L'outlook, cioè la visione per i prossimi due anni, non è estremamente positiva. Dal mio osservatorio posso però dire che la tesi secondo cui il mercato del lavoro in Italia è ingessato, legato a logiche clientelari, è vera solo in parte. Soprattutto in alcuni settori ci sono delle sacche di competenze in cui la richiesta supera l'offerta, si tratta davvero di cercare di mettere insieme, dato un contesto sicuramente recessivo, la domanda e l'offerta. Ciò non toglie, vista l'inefficienza in questo senso del sistema formativo, che bisognerebbe fare qualcosa di più per migliorare i dati drammatici della disoccupazione giovanile.

A FIRENZE NASCONO I «LIBRISTI»

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Una nuova realtà per valorizzare la scrittura e la lettura.

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Giornalisti, ma anche scrittori. Sono i "libristi", professionisti dell'informazione che si cimentano anche con opere narrative, di saggistica, teatrali, cinematografiche, musicali o in poesia. Il neologismo è stato coniato da 15 giornalisti che a Firenze hanno dato vita all'Associazione dei libristi, presentata al grande pubblico dall'Associazione stampa toscana. "Abbiamo preso atto di una grande realtà – ha spiegato Enrico Zoi, presidente del gruppo – quella dei giornalisti che sono anche scrittori di libri, e abbiamo cercato di darle un nome, i Libristi, e una forma, per fare gruppo, ma soprattutto per fare attivamente cultura nella società toscana e non, promuovere la lettura e, insieme, la conoscenza dei meccanismi di scrittura ed editoriali che le stanno dietro. Il gruppo dei 15 soci fondatori, i "pionieri", è ben assortito: veniamo dalla carta stampata, dall'online, dagli uffici stampa pubblici e privati, dall'editoria, dalla radio e dalla televisione". L'obiettivo è valorizzare, promuovere e sviluppare l'attività di quei giornalisti che sono anche autori di opere non strettamente legate all'attività dell'informazione, ma, piuttosto, culturali nel senso più ampio possibile del termine. A tal fine i libristi organizzeranno presentazioni, eventi e premi, impegnandosi a promuovere un'azione di riflessione sulle politiche culturali e sulle problematiche legate alla tutela dell'autore, grazie anche alla collaborazione con associazioni, enti pubblici e privati fiorentini e toscani. Per seguire le attività della neonata associazione, http://ilibristi.blogspot.it. (FONTE: Informa, Agenda del Giornalista).

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Boom tariffe, da gennaio, su luce, gas e pedaggi

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di Enrica Piovan

Inizio d'anno amaro per i consumatori. Il 2012 si apre infatti con una valanga di aumenti, dalle bollette di luce e gas ai pedaggi autostradali, dal canone Rai alla benzina. E le associazioni dei consumatori lanciano l'allarme: tra prezzi, imposte e tariffe, nel 2012 e' in arrivo una stangata da 2.100 euro a famiglia. Ma la corsa dei prezzi e' destinata a non fermarsi, visto che l'aumento dei prezzi alla produzione certificato dall'Istat andra' a tradursi in un nuovo aumento dei prezzi al consumo. Dal primo gennaio arrivano nuovi rincari per le bollette energetiche: in base all'ultimo aggiornamento trimestrale dell'Autorita' per l'energia, la luce registrera' un aumento del 4,9% e il gas del 2,7%. Con un aumento complessivo di 54 euro della spesa degli italiani in bollette.

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A partire da gennaio sara' piu' caro anche viaggiare in autostrada: scattano infatti gli adeguamenti tariffari (che inglobano l'inflazione e gli investimenti fatti e previsti) che comporteranno un aumento medio del 3,1%. Rincari in certi casi anche a due cifre, fino a picchi di oltre 14% (+14,17% per il Raccordo autostradale della Valle d'Aosta; +12,93% per le Autovie Venete e +11,75% per le Autostrade Valdostane). Sulla rete di Autostrade per l'Italia, che si estende su oltre 3 mila chilometri, l'aumento e' del 3,51%. In arrivo nuovi aumenti anche per la benzina, che intanto non arresta la propria corsa e segna un nuovo record storico a 1,724 euro al litro. Dal primo gennaio infatti sei Regioni (Marche, dove ci sara' l'aumento piu' consistente, Piemonte, Toscana, Liguria, Umbria e Lazio) ritoccheranno al rialzo le addizionali sulle accise, appesantendo il carico fiscale sui prezzi dei carburanti. Gli aumenti del 2012 riguardano anche il canone Rai, che sale a 112 euro contro i 110,50 dello scorso anno. Intanto a novembre i prezzi alla produzione sono cresciuti del 4,2% in un anno, creando le basi per un'inevitabile ricaduta sull'inflazione.

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Gli aumenti preoccupano i consumatori che sono gia' sul piede di guerra. Tra prezzi, imposte e tariffe nel 2012 e' in arrivo per le famiglie una stangata di 2.103 euro, avvertono Adusbef e Federconsumatori, calcolando le ricadute dell'introduzione dell'Imu, dei rincari dei carburanti e delle varie voci della spesa degli italiani (dagli alimentari ai servizi bancari). ''Aumenti insostenibili - denunciano - con pesantissime ricadute sulla vita delle famiglie e sull'intera economia''. Contro questa stangata il Codacons chiede misure straordinarie finalizzate a tutelare i redditi del ceto medio-basso, tra cui prezzi amministrati e blocco delle tariffe per 5 anni.

CONSUMATORI: ECCO LA STANGATA: Il 2011, sottolineano le associazioni in una nota, si è già chiuso "con un bilancio estremamente pesante per le famiglie. Gli aumenti record dei carburanti, l'aumento dell'Iva e la crescita dei prezzi e delle tariffe hanno messo a dura prova i bilanci delle famiglie". Ma "viste le premesse il 2012 rischia di essere ancora peggio". L'osservatorio nazionale Federconsumatori ha infatti calcolato che l'aumento di prezzi e tariffe il prossimo anno, anche alla luce degli effetti delle manovre economiche varate quest'anno, arriverà al "risultato drammatico di +2.103 euro a famiglia", praticamente quasi la metà di quanto una famiglia media spende per la spesa alimentare in un anno. "E' ora di puntare sul rilancio: - dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef - ripresa della domanda di mercato, liberalizzazioni e investimenti per l'innovazione e lo sviluppo tecnologico. Questi dovranno essere i 'buoni propositi' del Governo per l'anno nuovo".

NOI, CHE SIAMO NATI GIORNALISTI E FINITI PRECARI(ZZATI)

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Sono (siamo!) troppo vecchi per essere considerati giovani e avere le loro aspettative e prospettive di lavoro. Sono (siamo!) troppo giovani per tirare i remi in barca e cominciare a pensare alla pensione (quale, poi?). I giornalisti cinquantenni ormai navigano a vista tra le procelle della professione. Come dimostra lo sfogo qui sotto…
a cura di Stefano Tesi
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L’ha pubblicato (qui) sul suo notiziario l’ex presidente dell’OdG della Lombardia Franco Abruzzo. Ma sarebbe potuto uscire su mille altri blog, siti, giornali. Avrebbe potuto persino essere più ampio e abbracciare non solo i redattori di mezz’età “precarizzati” dal sistema, ma tutti i giornalisti che, giunti nel mezzo del cammin della loro vita professionale, si trovano oggi a vivere coi problemi, le incertezze, la mancanza di prospettive di un trentenne, ma i costi, le esigenze, la famiglia, gli acciacchi, l’esperienza di un cinquantenne. La differenza? Enorme.
A trent’anni sei ancora in tempo a cambiare vita e mestiere, a cinquanta no. A trent’anni puoi pensare solo a te stesso e contare sull’aiuto, almeno morale, dei genitori. A cinquanta, no: ben che vada, hai una famiglia da mantenere. Non puoi riciclarti. Non puoi reinventarti. Ne sai e ne hai viste troppe per cadere nelle lusinghe del cosiddetto “lavoro più bello del mondo” (variante del più celebre “sempre meglio che lavorare“), ma neppure puoi permetterti di rassegnarti ed affogare. La tua professionalità è un handicap. il tuo disincanto è una zavorra. La tua conoscenza del giornalismo e del suo mondo è un ostacolo. Se perdi il lavoro sei morto, ma spesso lo mantieni solo per non far fallire l’editore che non ti paga. Paradossi non dissimili da quelli dei principianti che, credendo di lavorare, lo fanno in perdita e in pratica finanziano il giornale prestando la loro opera gratis. La pensione è una chimera alla quale, primo, mancano quindici anni (e non entriamo nel merito dell’aumento dell’età minima) e, secondo, che non si sa mai bene se la prenderai e quanto ti darà. Nel caso dei freelance, poi, è peggio: già si sa che sarà una miseria.

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Eppure, della generazione dei giornalisti cinquantenni, generazione in piena crisi, nessuno parla. Nemmeno i diretti interessati. Tutti giustamente impegnati a tutelare il lavoro dei più giovani, a preservarli dagli errori che loro compirono, a tracciargli una strada che oggi però è spesso preclusa ai genitori stessi di questi giovani. I precari reclamano un lavoro, i cinquantenni si accontenterebbero di mantenere quello assai traballante che hanno. Certo, non è così per tutti. C’è chi ha la fortuna di avere contratti blindati (in questo l’F.N.S.I. ha certamente lavorato bene in passato, peccato lo abbia fatto a spese dei liberi professionisti). Ma in un mondo che, per deriva populista, da un lato ti rimprovera se hai una casa di proprietà e un’auto di media cilindrata, come se per una persona matura fosse una colpa avere qualche minimo agio, e dall’altro ti tassa selvaggiamente, senza al tempo stesso darti la minima garanzia di continuità lavorativa né di reddito, è difficile sentirsi tranquilli. E’ invece molto più facile sentirsi invisibili. Perché, come scrive la collega ad Abruzzo, tutti guardano ai giovani, che non hanno un domani, e ai pensionati, che hanno un oggi. Nessuno guarda a noi che abbiamo un oggi da sostenere e un domani da alimentare. “Non interessa più a nessuno assumere i professionisti: costano troppo e conoscono bene il mestiere. Ora l’informazione si fa rubacchiando da Internet e con i prodotti delle agenzie che costano molto meno di un dipendente“, scrive la collega. Con l’aiuto di masochisti disposti a lavorare in cambio di niente, aggiungo io. Mentre le nuove leve litigano con i pensionati, noi ci troviamo nel mezzo come vasi di coccio. A questo punto, siamo.   Amen.