IL WAGYU IN LOMBARDIA


Per scoprire che la carne più buona del mondo adesso arriva da animali allevati in Lombardia, grazie a un progetto ideato nel 2007 da Ernesto Beretta, ricercatore dell'Università degli studi di Milano, finanziato dalla Camera di Commercio e Unioncamere Milano e realizzato nella Fondazione Ferrazzi e Cova, un istituto agrario di Villa Cortese (Milano) con l’allevamento di diciotto capi, l’Agriturismo e Cantina Galbusera Nera La Costa di La Valletta Brianza (Lecco) - Perego ha organizzato il 28 aprile scorso una cena-evento dedicata alla stampa.



In quella occasione lo Chef Marco Mori ha saputo valorizzare al meglio la carne di Wagyu nei diversi tagli e preparazioni, in un menu che ha saputo unire la tradizione e l’innovazione, mentre Claudia Crippa, titolare dell’Agriturismo, si è sapientemente occupata degli abbinamenti, con una selezione delle sue etichette, per un matrimonio di eccellenze territoriali fuori dal comune. 




Il Wagyu, bovino da carne più famoso al mondo, il cui nome deriva dal giapponese Wa (Giappone) e gyu (bue), riporta alle origini di questo splendido animale, oggi allevato anche in Australia, Argentina, Olanda e Italia.

Il progetto milanese  punta a migliorare in qualità e quantità la produzione di carne italiana, che oggi dipende per il 90% da vitelli in arrivo dall'estero.

Il Wagyu è diventato un animale quasi leggendario per le pratiche – tra realtà e fantasia – che si raccontano dell'allevamento in Giappone, dove anticamente si sarebbero praticati massaggi all’animale. Non è leggenda invece il livello straordinario della carne dovuta alla quantità di grasso intramuscolare - la cosiddetta marezzatura - che in un bovino comune arriva al 3% e nel Wagyu al 10%. Si tratta di grassi insaturi che conferiscono a questa carne un sapore e una tenerezza  particolari.  

Oggi possiamo iniziare a parlare di un sapore tutto lombardo, perché i Wagyu nascono e sono allevati in provincia di Milano e c’è un progetto di filiera virtuosa, che punta a trovare il consumatore finale nella stessa area.

Il primo Wagyu "lombardo" a finire sulle tavole dei gourmet è un toro di due anni di oltre ottocento chili, che negli ultimi quattro mesi ha mangiato dieci chili di alimenti di qualità al giorno: fiocchi di mais, avena, favino, farina di mais e preziosi semi di lino.



Il ristorante della Cantina La Costa, Galbusera Nera, da tempo lavora per valorizzare i prodotti del territorio scegliendo però una cucina libera e creativa. Una degustazione speciale aveva bisogno di uno scenario speciale: il ristorante è infatti un antico fienile ristrutturato in una cascina nel Parco regionale di Montevecchia e della Valle del Curone.
A meno di un’ora da Milano si apre una veduta emozionante tra colline, vecchie cascine, campi coltivati, allevamenti e vigneti.  Il menu è stato preparato da Marco Mori, detto “Il Morris”, Chef della Costa cresciuto nella scuola di Stefano Masanti.



Per prima cosa è stato servito un carpaccio, per far risaltare la marezzatura, caratteristica di queste carni. Poi un piatto che utilizza una tecnica di cottura americana studiata per il tonno, scelta perché la struttura delle carni del Wagyu in qualche modo ricorda quella del tonno. 








La pancia è stata cucinata sotto vuoto come una pancetta di maialino da latte e servita con un gelato di Wasabi, mentre per valorizzare la storia tutta lombarda di questo animale sono stati preparati gnocchi di patate di Oreno con il ragù di Wagyu e un classico brasato lombardo.




I vini abbinati alla cena sono stati quelli de La Costa,  con Claudia Crippa, padrona di casa e di vigna, che ha guidato la degustazione. Il Seriz (Merlot e Syrah), il Brigante (Merlot) e il gioiello di famiglia, il San Giobbe, Pinot Nero in purezza affinato in tini di rovere, in grado di raccontare un territorio e  di riportarne a galla l’antica vocazione vitivinicola.