Egitto in Lombardia. Le "Piramidi" di Montevecchia
Un enigma alle porte di Milano. All’interno del Parco del Curone, in provincia di Lecco, individuate tre colline modellate asportando la roccia e non create a blocchi sovrapposti ad incastro, come quelle di Giza
a cura di Leonella Zupo
Nel 2001 l’architetto Vincenzo Di Gregorio ha individuato la presenza di atipiche costruzioni a forma piramidale di roccia calcarea, perlopiù ricoperte da vegetazione, tanto antiche quanto misteriose per un “bizzarro” parallelismo.
Se infatti, com’è noto, esiste un rapporto numerico fra le tre piramidi della piana di Giza e le stelle della cintura di Orione, sembra esservi un rapporto identico fra Orione, Giza e le Piramidi di Montevecchia.
Strano, ma vero! Lo abbiamo scoperto durante una visita–studio condotta nel mese di febbraio da Danilo Bergaglio, organizzata dall’Istituto di Ricerche Cosmòs di Milano nell'ambito del ciclo "Riconoscere le Energie". A quanto pare, dal giorno della scoperta le ricerche condotte da Di Gregorio e da altri studiosi e ricercatori, che sulle sue orme hanno cominciato a interessarsi all’argomento, hanno portato a interessanti novità.
Sotto il verde delle colline, antiche tracce?
Le colline piramidali sono tre e sono poste su un asse obliquo da Nord-Ovest a Sud-Est. Ciò significa che sono ruotate di novanta gradi in senso orario rispetto alle altre tre più celebri piramidi egizie di Cheope, Chefren e Micerino.
Tuttavia la proporzione e la posizione delle tre piramidi, l’una in rapporto alle altre, risulta essere identica: le costruzioni della piana di Giza, così come quelle presenti nel Parco del Curone, avrebbero un’inclinazione – dal vertice alla base – di circa quarantatre gradi.
In entrambi i casi le piramidi sono state costruite in pietra, con la differenza che in Egitto le piramidi sono costituite da pesanti blocchi assemblati tra loro, mentre a Montevecchia le strutture sembrano essere state ricavate modellando le colline e asportandone il materiale in eccesso. L'intera zona è all'interno del perimetro del parco e interessa un costone collinare posto proprio dietro la collina di Montevecchia; le Piramidi di Monte (sono denominate di Montevecchia ma in realtà sono più vicine a Monte, una piccola frazione di Rovagnate) si presentano con il lato ad Ovest ricoperto da tonnellate di terra, probabilmente accumulatasi nel corso del tempo. Alcuni ricercatori ipotizzano un unico artefice sia per le piramidi egizie sia per quelle lombarde, anche se non escludono la possibilità di una ripresa iconografica delle stesse.
Un’area di interesse archeologico
Se si prende in esame la zona del Parco del Curone, si scopre che in questo luogo sorge il sito archeologico più antico della Lombardia: qui sono stati trovati reperti dell’uomo di Neanderthal, antichi più di sessantamila anni.
Prima della conquista romana la zona fu abitata da altri popoli, specie di stirpe celtica, anche se in realtà i Celti non erano soliti costruire opere simili e quindi le piramidi potrebbero essere molto più antiche. Qualche anno fa sono state scattate foto aeree a cura della Regione Lombardia sull’area che corrisponde al Parco di Montevecchia e della Valle Curone, immagini suggestive, fatte di verde e pianura, verde e colline, verde e “piramidi”, appunto.
Tre tumuli di terra allineati, tre colli non molto elevati. E l’occhio attento degli osservatori archeologi e naturalisti non s’è lasciato sfuggire quell’allineamento che dall’alto è risultato evidente.
Montevecchia è un paese particolare: duemila abitanti, per il novanta per cento coperto da una fitta vegetazione boschiva a una manciata di chilometri da Lecco, non lontano da Como; e poi i preziosi rinvenimenti antropici della preistoria.
In questa zona finisce la pianura e iniziano corrugamenti dolci dai quali si ricava anche vino di buona qualità. La tipicità del posto è insita in quel vino e in quei reperti antichi che risalgono a Neanderthal, segno evidente che la zona era abitata ai primordi dell’umanità, forse grazie al clima mite, forse grazie anche a un territorio non ostile agli insediamenti.
E all’interno, cosa si cela?
Un bel grattacapo, certo. Del resto il vero scopo di queste misteriose costruzioni, così grandiose, è ancora molto controverso a seconda delle varie scuole di pensiero.
Dalla funzione più ufficiale di solenni tombe faraoniche a vere e proprie “arche” costruite da potenziali sopravvissuti scampati al cataclisma che coinvolse la mitica isola di Atlantide (ammesso sia mai esistita) in cui depositare il sapere di un mondo destinato a essere dimenticato, per esempio.
O, ancora, potrebbero essere servite a scopi che nemmeno riusciamo a immaginare, se è vero che in Egitto, all’interno di alcune strutture, si sono verificate anomalie temporali vissute e raccontate dai primi esploratori.
Naturalmente si tratta solo di ipotesi, ma chissà che le Piramidi del Parco del Curone, ancora inviolate, non nascondano delle camere al loro interno!
Negli Anni Ottanta la Regione Lombardia ha vincolato l'intero territorio a Parco Regionale, iniziativa lodevole, il cui scopo è stato determinato dalla volontà di salvaguardare quest'area per gli indiscutibili valori ambientali e archeologici.
Certo, ora sarebbe interessante e auspicabile il coinvolgimento e la sensibilizzazione delle autorità pubbliche per effettuare ulteriori scavi archeologici, ma è anche vero che non sempre la volontà degli amministratori viaggia di pari passo con quella di studiosi e ricercatori.
Il complesso agricolo "Galbusera Bianca"
A chi volesse avventurarsi alla scoperta di questo incantevole quanto “misterioso” luogo alle porte di Milano, consigliamo anche una visita nelle immediate vicinanze - in pratica ai piedi delle piramidi - all’azienda agricola Galbusera Bianca, oasi di biodiversità affiliata al WWF, che ha recentemente aderito ai programmi di miglioramento del territorio e al ripristino ambientale proposti dall’associazione.
Il sistema, sottoposto dal WWF alle aziende agricole che si trovano nei pressi di aree protette, parte dalla constatazione che molte specie animali e vegetali da difendere attraversano o vivono in territori che coincidono con aree private.
Per testare il sistema delle oasi affiliate e per mettere a punto il protocollo d’intesa, è stata scelta questa azienda agricola proprio per le sue caratteristiche di naturalità: la cascina ospita infatti ben tre habitat che rientrano nei progetti “Life” della Comunità Europea per la localizzazione in un parco regionale; la scelta di coltivare con il metodo biodinamico valorizzando le varietà antiche, nonché per le tecniche di bioarchitettura e l’utilizzo dell’energia solare.
Il complesso agricolo è composto da una casa padronale, tre cascine, una stalla e una chiesetta, riuniti insieme a formare un piccolo borgo già noto nel 1348 con il nome di “Valbissera”.
Una cosa comunque è certa: la particolare conformazione di “centro” racchiuso dalle colline circostanti suggerisce al cuore la sensazione forte e intensa di essere in un piccolo mondo a parte, in cui la natura conserva ancora la sua armonia.
Se infatti, com’è noto, esiste un rapporto numerico fra le tre piramidi della piana di Giza e le stelle della cintura di Orione, sembra esservi un rapporto identico fra Orione, Giza e le Piramidi di Montevecchia.
Strano, ma vero! Lo abbiamo scoperto durante una visita–studio condotta nel mese di febbraio da Danilo Bergaglio, organizzata dall’Istituto di Ricerche Cosmòs di Milano nell'ambito del ciclo "Riconoscere le Energie". A quanto pare, dal giorno della scoperta le ricerche condotte da Di Gregorio e da altri studiosi e ricercatori, che sulle sue orme hanno cominciato a interessarsi all’argomento, hanno portato a interessanti novità.
Sotto il verde delle colline, antiche tracce?
Le colline piramidali sono tre e sono poste su un asse obliquo da Nord-Ovest a Sud-Est. Ciò significa che sono ruotate di novanta gradi in senso orario rispetto alle altre tre più celebri piramidi egizie di Cheope, Chefren e Micerino.
Tuttavia la proporzione e la posizione delle tre piramidi, l’una in rapporto alle altre, risulta essere identica: le costruzioni della piana di Giza, così come quelle presenti nel Parco del Curone, avrebbero un’inclinazione – dal vertice alla base – di circa quarantatre gradi.
In entrambi i casi le piramidi sono state costruite in pietra, con la differenza che in Egitto le piramidi sono costituite da pesanti blocchi assemblati tra loro, mentre a Montevecchia le strutture sembrano essere state ricavate modellando le colline e asportandone il materiale in eccesso. L'intera zona è all'interno del perimetro del parco e interessa un costone collinare posto proprio dietro la collina di Montevecchia; le Piramidi di Monte (sono denominate di Montevecchia ma in realtà sono più vicine a Monte, una piccola frazione di Rovagnate) si presentano con il lato ad Ovest ricoperto da tonnellate di terra, probabilmente accumulatasi nel corso del tempo. Alcuni ricercatori ipotizzano un unico artefice sia per le piramidi egizie sia per quelle lombarde, anche se non escludono la possibilità di una ripresa iconografica delle stesse.
Un’area di interesse archeologico
Se si prende in esame la zona del Parco del Curone, si scopre che in questo luogo sorge il sito archeologico più antico della Lombardia: qui sono stati trovati reperti dell’uomo di Neanderthal, antichi più di sessantamila anni.
Prima della conquista romana la zona fu abitata da altri popoli, specie di stirpe celtica, anche se in realtà i Celti non erano soliti costruire opere simili e quindi le piramidi potrebbero essere molto più antiche. Qualche anno fa sono state scattate foto aeree a cura della Regione Lombardia sull’area che corrisponde al Parco di Montevecchia e della Valle Curone, immagini suggestive, fatte di verde e pianura, verde e colline, verde e “piramidi”, appunto.
Tre tumuli di terra allineati, tre colli non molto elevati. E l’occhio attento degli osservatori archeologi e naturalisti non s’è lasciato sfuggire quell’allineamento che dall’alto è risultato evidente.
Montevecchia è un paese particolare: duemila abitanti, per il novanta per cento coperto da una fitta vegetazione boschiva a una manciata di chilometri da Lecco, non lontano da Como; e poi i preziosi rinvenimenti antropici della preistoria.
In questa zona finisce la pianura e iniziano corrugamenti dolci dai quali si ricava anche vino di buona qualità. La tipicità del posto è insita in quel vino e in quei reperti antichi che risalgono a Neanderthal, segno evidente che la zona era abitata ai primordi dell’umanità, forse grazie al clima mite, forse grazie anche a un territorio non ostile agli insediamenti.
E all’interno, cosa si cela?
Un bel grattacapo, certo. Del resto il vero scopo di queste misteriose costruzioni, così grandiose, è ancora molto controverso a seconda delle varie scuole di pensiero.
Dalla funzione più ufficiale di solenni tombe faraoniche a vere e proprie “arche” costruite da potenziali sopravvissuti scampati al cataclisma che coinvolse la mitica isola di Atlantide (ammesso sia mai esistita) in cui depositare il sapere di un mondo destinato a essere dimenticato, per esempio.
O, ancora, potrebbero essere servite a scopi che nemmeno riusciamo a immaginare, se è vero che in Egitto, all’interno di alcune strutture, si sono verificate anomalie temporali vissute e raccontate dai primi esploratori.
Naturalmente si tratta solo di ipotesi, ma chissà che le Piramidi del Parco del Curone, ancora inviolate, non nascondano delle camere al loro interno!
Negli Anni Ottanta la Regione Lombardia ha vincolato l'intero territorio a Parco Regionale, iniziativa lodevole, il cui scopo è stato determinato dalla volontà di salvaguardare quest'area per gli indiscutibili valori ambientali e archeologici.
Certo, ora sarebbe interessante e auspicabile il coinvolgimento e la sensibilizzazione delle autorità pubbliche per effettuare ulteriori scavi archeologici, ma è anche vero che non sempre la volontà degli amministratori viaggia di pari passo con quella di studiosi e ricercatori.
Il complesso agricolo "Galbusera Bianca"
A chi volesse avventurarsi alla scoperta di questo incantevole quanto “misterioso” luogo alle porte di Milano, consigliamo anche una visita nelle immediate vicinanze - in pratica ai piedi delle piramidi - all’azienda agricola Galbusera Bianca, oasi di biodiversità affiliata al WWF, che ha recentemente aderito ai programmi di miglioramento del territorio e al ripristino ambientale proposti dall’associazione.
Il sistema, sottoposto dal WWF alle aziende agricole che si trovano nei pressi di aree protette, parte dalla constatazione che molte specie animali e vegetali da difendere attraversano o vivono in territori che coincidono con aree private.
Per testare il sistema delle oasi affiliate e per mettere a punto il protocollo d’intesa, è stata scelta questa azienda agricola proprio per le sue caratteristiche di naturalità: la cascina ospita infatti ben tre habitat che rientrano nei progetti “Life” della Comunità Europea per la localizzazione in un parco regionale; la scelta di coltivare con il metodo biodinamico valorizzando le varietà antiche, nonché per le tecniche di bioarchitettura e l’utilizzo dell’energia solare.
Il complesso agricolo è composto da una casa padronale, tre cascine, una stalla e una chiesetta, riuniti insieme a formare un piccolo borgo già noto nel 1348 con il nome di “Valbissera”.
Una cosa comunque è certa: la particolare conformazione di “centro” racchiuso dalle colline circostanti suggerisce al cuore la sensazione forte e intensa di essere in un piccolo mondo a parte, in cui la natura conserva ancora la sua armonia.











