GHANA, TOGO, BENIN: L’AFRICA DEL VUDU



 

Ghana, Togo e Benin sono tre piccoli stati (assieme superano di poco la superficie dell’Italia) dell’Africa occidentale, affacciati in verticale sul Golfo di Guinea, un tempo conosciuta con i significativi nomi di Costa d’Oro, Costa dell’Avorio e di Costa degli Schiavi, vale a dire i tre principali “prodotti” commerciali di questa regione che attirarono in passato gli interessi dei trafficanti e dei colonialisti europei di varie nazionalità, i quali impiantarono sulla costa fortezze ed empori prima di farne delle dipendenze coloniali, rimaste poi tali fino alla seconda metà del secolo scorso. Tre nazioni accomunate in genere dal turismo in un unico tour per offrire il meglio di sé, ma ognuna con proprie peculiarità e con caratteristiche ben diverse, in un mosaico etnico piuttosto articolato (il solo Togo annovera oltre una quarantina di etnie), unite dal comune denominatore di presentare il volto di un’Africa ancora spontaneo e genuino, radicato nelle proprie vetuste usanze, agli antichi stili di vita, alla loro religiosità animista e alla medicina degli stregoni. Non a caso ci troviamo nella terra di origine del vudu, la più famosa delle religioni animiste per i suoi singolari riti capaci di far arrivare gli officianti fino al trance. Tre paesi ricchi di varietà ambientale, che spazia dai villaggi di pescatori e dalle esuberanti foreste tropicali della costa, fino alle savane arbustive del nord dove la vita si sviluppa ancora attorno ai piccoli villaggi fortificati dall’architettura armoniosa ed elaborata.  

Ghana, Togo e Benin presentano parecchie attrattive di notevole interesse turistico. Ganviè, ad esempio, è un villaggio di 30 mila abitanti formato da capanne costruite su palafitte in mezzo ad un lago nel sud del Benin; in questa Venezia africana, che si visita ovviamente in barca, tutta la vita avviene sull’acqua: case, negozi, mercati, alberghi e ristoranti, compreso l’ufficio postale, si affacciano con notevole suggestione su un labirinto di canali; venne creata nel 1600 per sfuggire ai rastrellamenti da parte degli schiavisti. Abomey è l’antica capitale, sempre nel sud del Benin, del potente regno del Dahomey abbattuto dai Francesi a fine 1800; i suoi re erano governanti sanguinari dediti a sacrifici umani, guerre e tratta degli schiavi, che sedevano su un trono costruito con i teschi dei nemici uccisi. Il palazzo reale, eretto interamente in fango come tutta la città, del quale restano alcuni padiglioni con bei bassorilievi protetti dall’Unesco, poteva ospitare fino a 10 mila persone: normale per re che annoveravano fino a 200 mogli ed erano protetti da una folta guardia del corpo composta da feroci soldatesse. Una grande attrattiva viene costituita dalle popolazioni del nord dei tre paesi, costituite da una miriade di etnie l’una diversa dall’altra, che presentano aspetti genuini delle loro peculiarità in quanto poco influenzate dalla civiltà portata sulle coste dai colonialisti europei. I Somba, ad esempio, non vivono in villaggi ma in case di fango isolate nei campi sotto forma di fortini in miniatura, con torrette e guglie difensive; cacciano con archi e frecce e fino a qualche decennio fa giravano completamente nudi. Anche i Tamberma del Togo cacciano ancora con l’arco  e vivono in abitazioni fortificate, costruite con il fango a partire dal 1600 per difendersi dai cacciatori di schiavi del Dahomey. I Bassar sono invece famosi per le danze sui carboni ardenti, così come i Dagomba per le danze con le torce. Gli Ashanti del Ghana costituiscono il retaggio di un antico regno di consolidata cultura divenuto ricco e potente grazie alla presenza dell’oro; famosi e apprezzati sono ancora oggi i gioielli e gli orecchini delle loro donne, vestite con abiti dai colori sgargianti. In una nazione democratica e repubblicana il re degli Ashanti, che vive nel suo regale palazzo nell’antica capitale Kumasi, gode di un prestigio non inferiore a quello del capo dello stato. Lungo i 500 chilometri del litorale atlantico del Ghana sorgono una serie di imponenti fortezze, costruite dai colonialisti europei a partire dal 1600, inizialmente come empori commerciali per ammassarvi merci, poi per contenere gli schiavi comprati o catturati in attesa di essere trasferiti sulle navi negriere che li avrebbero portati nel centro e sud America. Una delle pagine più tristi e buie dell’umanità. Alla fine del 1700 se ne contavano ben 37.

L’operatore milanese “I Viaggi di Maurizio Levi” (tel. 02 34 93 45 28, www.deserti-viaggilevi.it), specializzato in percorsi culturali di scoperta in tutto il mondo, nel proprio catalogo “Deserti” propone in Ghana, Togo e Benin un tour di 12 giorni dedicato in particolare agli aspetti etnografici, con alcune partenze in concomitanza con importanti feste tradizionali. Partenze mensili di gruppo per tutto l’anno con voli di linea Royal Air Maroc da Milano e Roma, guide di lingua italiana, quote da 2.390 euro con pensione completa nei migliori alberghi esistenti.