GIUSTO E SACROSANTO PENSARE AL FUTURO DEI GIOVANI. MA AI LAVORATORI OVER 40 DISOCCUPATI, CHI CI PENSA?
L’Associazione Lavoro Over 40 ha inviato una lettera al Presidente della Repubblica, al fine di evidenziare il problema della disoccupazione in età matura rispetto a quella giovanile. Sulla base dei dati Istat risulta che in termini assoluti (contando le teste) l'entità della disoccupazione in età matura (compresi gli scoraggiati) supera quella giovanile almeno fino a 54 anni. Certamente non si tratta di una guerra tra generazioni, l’intento è stato solo quello di invitare le istituzioni a ragionare più seriamente su tale disoccupazione. Le istituzioni infatti conoscono il problema, ma non hanno idee e mezzi per affrontarlo. L’Associazione potrebbe dare suggerimenti e collaborazione, e la motivazione della lettera è proprio quella di sollevare il problema. Ora si attende una risposta.
Giusto e sacrosanto pensare al futuro dei giovani. Ma ai lavoratori Over 40 disoccupati chi ci pensa? Per ora nessuno.
Si sente parlare sempre più spesso della drammatica situazione della disoccupazione giovanile, che raggiunge cifre proibitive di circa il 27%, ed alla quale occorre trovare una soluzione. Già dalla fine del 2010 il Presidente della Repubblica ha evidenziato il fenomeno nel suo discorso alla nazione del 31 dicembre, anche se probabilmente influenzato dagli accadimenti del dicembre 2010 a Roma, a cui si doveva dare una risposta “politica” per dire che la nazione è sensibile alle manifestazioni di protesta dei giovani, e lo ha ripetuto in diverse occasioni anche nel corso del 2011. A tale denuncia, drammaticamente ed indiscutibilmente reale, sono poi seguite altre denunce da parte di tutte le forze politiche parlamentari ed extraparlamentari. Ciò dimostra la grande sensibilità al tema del futuro di questa classe di cittadini, e soprattutto che è necessario trovare risorse da dedicare alla soluzione di problemi sociali.
Senza nulla togliere a queste affermazioni ed alla presa di coscienza del loro peso e gravità, è necessario evidenziare alcune riflessioni che toccano da vicino anche altri segmenti della popolazione lavorativa, come i lavoratori Over 40 espulsi dal mondo del lavoro, fenomeno presente da molti anni (l’Associazione se ne occupa dal 2002) e acuìto dalla attuale crisi economica. Essi meritano altrettanta e significativa attenzione, in quanto la perdita di lavoro in età matura frena il sostegno ai giovani limitando le loro speranze nel futuro. Focalizzare l’attenzione solo sui giovani rischia di essere pura demagogìa in quanto ci si ferma ai dati percentuali del fenomeno, indubbiamente reali e drammatici. Se al contrario si ha il coraggio di approfondire l’analisi indagando sui valori assoluti (dati ISTAT), e cioè le teste di chi soffre il problema della disoccupazione, ci si accorge che la dimensione del fenomeno disoccupazione dei lavoratori maturi è costantemente superiore a quella della classe dei giovani (classe15/24 anni), fino alla soglia dei 54 anni, con l'aggravante che gli Over 40 devono appunto sostenere i giovani e spesso gli anziani genitori. L’enfatizzare quindi il problema dei giovani, la dimensione della disoccupazione, la preoccupazione per il loro futuro, il richiamo alla classe politica di ricercare soluzione, sminuisce, anzi nasconde l’altrettanto grande problema: la mancanza di lavoro e di futuro per i lavoratori maturi over 40 che hanno avuto la sfortuna di essere espulsi per diverse ragioni dal mondo del lavoro e che il mondo del lavoro rifiuta di re-inserire. La classe politica e le parti sociali, a parte alcuni provvedimenti sporadici e non strutturali, si sono dimenticati di questi lavoratori precari e/o disoccupati Over 40 (lavoratori maturi) che sono circa 1,5 milioni di persone in Italia nel 2010 (comprendendo gli “scoraggiati), con una crescita del fenomeno più alta della crescita della disoccupazione giovanile, ma con effetti molto più dirompenti rispetto ai giovani. Se questi ultimi non hanno una prospettiva futura, i primi hanno un problema immediato e reale con ovvie conseguenze drammatiche sul futuro non solo loro, ma di tutta la loro famiglia. Infatti un lavoratore Over 40 che trova difficoltà nel reinserimento nel modo del lavoro, a causa di stereotipi legati all’età o per mancanza di incentivi all’assunzione (anche se in realtà non è vero, perché ci sono ma vengono spesso dimenticati, sia dalle istituzioni sia dalle aziende, che dagli intermediari), propaga gli effetti negativi oltre che a se stessi anche ai discendenti ed agli ascendenti. Per i figli l’effetto negativo si traduce in un mancato sostegno alla continuazione degli studi o all’inizio dell’attività lavorativa ed in definitiva un freno alle loro speranze future. A se stessi la problematica si manifesta nella difficoltà di mantenimento della famiglia per superare la condizione di precarietà che vivono e nella difficoltà di mantenimento degli impegni economici assunti in precedenza, come ad esempio il pagamento dei mutui. Per gli ascendenti l’effetto negativo comporta il mancato sostegno di cura delle persone anziane, sia in termini di presenza personale, che economica (non si hanno più i mezzi per l’aiuto di una collaboratrice/tore familiare oppure i mezzi per l’acquisto di farmaci o altro necessario per le cure). Se poi ad essere colpito è il genere femminile o le coppie separate, la cosa diventa ancora più grave. In definitiva nascondere il problema del reinserimento degli Over 40 nel mondo del lavoro o comunque non pensando ad una sua soluzione temporanea e/o definitiva, comporta effetti sociali ed economici ben più pesanti che la mancanza di lavoro e di futuro per i giovani. Mentre per questi ultimi il problema è proiettato al futuro anche se limitato alla singola persona, per gli Over 40 il problema immediato è diffuso a tutto l’ambito familiare. Si può dire che per ogni disoccupato Over 40 le conseguenze si propagano ad almeno 3 o 4 persone della famiglia. Questa considerazione non deve essere interpretata come una difesa di classe all’insegna di una lotta generazionale; al contrario, è indice di una solidarietà intergenerazionale che si muove in modo bidirezionale: cosa possono dare i giovani agli anziani in termini di approccio alle nuove tecnologie ed idee e cosa possono dare gli anziani (meglio dire i lavoratori maturi) ai giovani in termini di esperienza. E' un tema che fra l’altro sarà oggetto dell’anno europeo 2012 dedicato alla Active Ageing e alla solidarietà intergenerazionale. Questa presa di posizione è un grido di allarme per invitare la classe politica a meditare sulle scelte da fare, a non farsi condizionare dai problemi del momento ed a pensare ad una soluzione che possa soddisfare le aspettative dei cittadini. Sarebbe anche opportuno che questo “grido di dolore” non appariscente ma sotterraneo degli Over 40 venga considerato in tutta la sua entità e gravità e valutato in misura identica alla considerazione e al peso che viene dato ai problemi dei giovani.
L’Associazione Lavoro Over 40 (www.lavoro-over40.it) si batte da anni per convincere le istituzioni ad affrontare con determinazione il tema del reinserimento lavorativo degli Over 40, con risultati che non ripagano gli sforzi fatti per sensibilizzare la classe politica, spesso disattenta al problema. Nel Nord Europa il problema è all’attenzione da parecchi anni e si sono già percorse strade di soluzione. Si vorrebbe inoltre evitare che il tema della disoccupazione in età matura diventi un fenomeno di moda a cui rispondere con discorsi più o meno condivisi o di circostanza, ma che conduca ad atti concreti proponendo e sviluppando soluzioni operative che scaturiscono dall’esperienza, per dare speranza a chi vive la logorante dimensione lavorativa (o non lavorativa).
Si vorrebbe infine evitare di diventare un movimento tra i tanti esistenti per dare una veste pseudo-politica al fenomeno, ma se questo passo è necessario allora ci si organizzerà per farlo.