In crescita il Turismo Slow


Alla ricerca di natura, cultura e buon cibo milioni d’ italiani rifiutano il “mordi e fuggi”

Quasi 4 milioni di turisti nelle Cittaslow italiane (+14% rispetto al 2014) e un modello di leisure esportato in tutto il mondo 



Cresce l’attrattività turistica delle Cittaslow italiane.Sulla base dell’andamento dei primi mesi estivi si stima che nel 2015 le presenze nelle 77 città del buon vivere raggiungeranno i 4 milioni, rispetto ai 3,4 milioni registrati nel 2014.Trattandosi di piccoli comuni localizzati anche fuori dalle zone più note e frequentate, l’ottimo risultato indica come stanno aumentando i turisti che, per le vacanze, cercano esperienze vere e coinvolgenti. E nelle Cittaslow trovano: un relax che escluda tempi concitati, sovraffollamento e maleducazione; cibo sano e di gran gusto,legato alle coltivazioni e tradizioni del territorio;infine, prezzi più bassi di circa il 10% rispetto a località simili.
Un’offerta turistica innovativa. In media le Cittaslow dispongono di 763 posti letto di cui il 47% in strutture alberghiere (compresi gli alberghi diffusi) e il 53% in strutture complementari come agriturismi, B&B, campeggi e altre forme di ospitalità comunitaria e familiare.In queste aree,spesso il turismo è davvero un sostegno all’economia agro-alimentare ed è dovuta anche alla ventata di nuovo interesse dei giovani per la vita rurale.



Paesaggio, cultura,cibo. Oltre alla cura per l’ambiente che caratterizza tutte le Cittaslow, il turismo gode di una vita comunitaria e un’iniziativa comunale volte a incentivare ogni forma di cultura: dalla lettura, all’arte al cibo.Nel 91% dei casi è presente un centro storico di notevole valenza storico-artistica, nel 79% un museo o un sito archeologico; nel 65% almeno una libreria, nel 56% almeno una galleria d’arte,nell’85% un teatro o una sala da concerto.Una particolarità riguarda i prodotti del territorio, molto spesso vera cifra distintiva della località slow depositarie di antiche tradizioni e prodotti come vino, olio,formaggi,carni, vegetali,pesce etc. In media,inoltre, sono presenti 12 ristoranti o trattorie che servono esclusivamente cibo del territorio e nel 38% dei casi è possibile anche coltivare in proprio essendo disponibili orti pubblici.



Dal Nord al Sud, dalla montagna al mare.La rete delle Cittaslow italiana (consultabile su www.cittaslow.org) comprende comuni certificati secondo rigidi criteri selettivi. Per dare un’idea si va da Tirano (Sondrio) al confine con la Svizzera, terminale italiano della Ferrovia Retica per St. Moritz e Davos, patrimonio dell’umanità dell’Unesco, a Grumes (Trento) in Val di Cembra, a Brisighella (Ravenna) dove nei primi anni ’70 fu inventato il primo Dop dell’olio, Marradi (Firenze) dove nacque Dino Campana e si tiene la Festa delle Streghe, Tolfa (Roma) nota per la lavorazione della pelle e che ha inventato il Festival internazionale dell’Arte di Strada. Significative anche le presenze nel Mezzogiorno fra cui Pollica (Salerno) sul podio al terzo posto in Italia per le vacanze di qualità secondo Touring Club e Lega Ambiente, ma soprattutto capitale della Dieta Mediterranea, Cisternino (Brindisi) punto di riferimento della Valle d’Itria, Altomonte (Cosenza)  con la Gran Festa del Pane e col Festival Euromediterraneo, Ribera (Agrigento) patria dell’arancia bionda e di Francesco Crispi. Non mancano certo le regine del turismo di qualità da Orvieto,ad Amalfi e Positano, da Capalbio a Todi, tuttavia il dato di maggiore interesse riguarda la possibilità di valorizzare le risorse locali attraverso la filosofia slow, accrescendo la notorietà di centri spesso destinati alla marginalità.
Dall’Italia al mondo. “Cittaslow – afferma il Presidente Stefano Pisani sindaco di Pollica - è un’associazione che riunisce 199 comuni con meno di 50.000 abitanti, presenti in 30 paesi dei cinque continenti, Cina, Giappone, Corea del Sud, Sud Africa, Australia e Stati Uniti compresi.” “Nata quindici anni fa dall’incontro con Slow Food dei sindaci di Orvieto, Greve in Chianti, Positano e Abbiategrasso – continua Pisani - si è diffusa quasi spontaneamente in tutto il mondo grazie all’invidiabile reputazione attribuita all’Italia come paese con le piccole città più vivibili del mondo”. Per Piergiorgio Oliveti che da Orvieto dirige la rete mondiale ”Il successo anche turistico delle Cittaslow deriva dalla capacità di integrare tutte le risorse del territorio ambiente,energia, cibo, ma anche solidarietà sociale.Se si vuol capire – prosegue Oliveti – cosa vuol dire resilienza bisogna visitare una Cittaslow”. Il Presidente del Comitato Scientifico Internazionale Giuseppe Roma, commentando i dati afferma che” I turisti trovano nelle Cittaslow valori autentici,identità dei luoghi e geo-diversità, la crescita dei flussi è il risultato di una cura continua del territorio. I nostri sindaci – continua Roma – puntano sul turismo perché crea occupazione visto che ogni 100 occupati nel settore se ne creano altri 170 nell’indotto. C’è ancora poco attenzione su queste problematiche, l’Università di Oxford ci sta studiando, ma in Italia mi pare siano più distratti”.