Case history


Interventi mirati per il

Trattamento delle acque reflue

nell’industria del

settore lattiero-caseario

Case history: le scelte di Idrodepurazione

Per le loro lavorazioni, le industrie lattiero-casearie impiegano grandi quantitativi di acqua, il cui smaltimento - alla luce delle attuali normative - assume rilevanza sempre maggiore nell’economia aziendale. Com’è noto, le acque provenienti dagli scarichi dei risciacqui e dei lavaggi presentano particolari caratteristiche (grassi, sostanze organiche, eccetera) che richiedono un trattamento specifico e un adeguato engineering. Idrodepurazione, società d’ingegneria ambientale operante ormai da 30 anni nel settore del trattamento delle acque, ha una notevole esperienza acquisita nel complesso campo della depurazione delle acque reflue, know-how che le consente di progettare e realizzare impianti di avanzata tecnologia, specifici per ogni settore. In particolare, l’azienda ha di recente ultimato la realizzazione di un impianto di depurazione per il trattamento degli scarichi di lavorazione in un nuovo stabilimento caseario in località Fenosu, comune di Oristano. Per ipotizzare gli elementi progettuali sulla base dei quali impostare il dimensionamento, non esistendo ancora di fatto l’insediamento all’atto dell’inizio dei lavori, Idrodepurazione si è basata – oltre che sulla sua personale esperienza nel settore – anche su alcune indicazioni fornite dalla direzione della cooperativa nascente, indicazioni derivanti da riscontri rilevati su stabilimenti di insediamenti similari. In sintesi, il progetto in questione prevede il trattamento di tutte le acque di scarico provenienti dalle attività di lavorazione e di pulizia di serbatoi, tubazioni di processo, apparecchiature, macchinari e ambienti di lavoro della nuova realtà produttiva. Sulla base dei dati assunti circa la potenzialità dell’insediamento (portate del latte lavorato, carichi, grassi e sostanze organiche) e quindi del conseguente carico organico inquinante previsto - ipotizzando una produzione tipica pro-capite di 60 gr/g di BOD 5 - si è ottenuto un valore corrispondente a circa 30.000 abitanti equivalenti, dato questo che, da sé, denota la rilevanza dell’impianto. Nella fattispecie, l’invio allo scarico di sostanze nocive alla funzionalità biologica del processo epurativo, quali ad esempio lo sversamento di salamoie o di prodotti chimici, è stato rigorosamente evitato. La nuova normativa nazionale vigente in materia di scarichi di acque reflue, costituita dal DL 11 maggio 1999 N. 152, successivamente modificato e integrato dal DL 18 agosto 2000 N. 258, fra l’altro, disciplina lo scarico delle acque reflue provenienti da insediamenti industriali (fra i quali si deve ricondurre lo scarico del caseificio in questione), a seconda che essi debbano essere sversati in corpi d’acqua superficiali, in fognatura o sul suolo. Il corpo ricettore dello scarico è costituito da un canale del Consorzio di bonifica, per cui i limiti rispettati sono quelli per lo scarico in corpo idrico superficiale, definiti dalla Tabella 3 – All. 5, D. Lgs 152/99. «I principi fondamentali su cui ci si è basati per individuare la soluzione impiantistica ottimale», ha affermato Giovanni Benedetti, amministratore unico di Idrodepurazione, «sono stati molteplici. Innanzitutto l’individuazione di tecnologie in grado di consentire il rispetto dei limiti normativi vigenti, ma anche l’affidabilità delle scelte, verificata da numerose e collaudate applicazioni, l’elasticità del funzionamento, che doveva essere in grado di potersi adattare senza particolari problemi alla variabilità stagionale della produzione o a occasionali punte di carico. Non ultima, la necessità di una relativa facilità gestionale, ottenuta con un’attenta conduzione da parte di personale opportunamente istruito al riguardo e, naturalmente, l’ottimizzazione dei costi gestionali». Al fine di garantire una omogeneità di funzionamento, Idrodepurazione ha ritenuto basilare prevedere, a monte del trattamento vero e proprio, una fase di omogeneizzazione degli scarichi, in modo da rendere costanti nell’intero arco della giornata le caratteristiche inquinanti dell’acqua da trattare, e contemporaneamente livellare la variabilità delle portate idrauliche, in modo da far funzionare l’impianto vero e proprio con una portata continua e di valore pressoché costante per tutto l’arco delle 24 ore. Inoltre, poiché – oltre al significativo carico organico – lo scarico in questione è caratterizzato da un elevato tenore di solidi sospesi e di grassi, sono state previste alcune unità operatrici in grado di effettuare un importante abbattimento di tali sostanze già in fase di pretrattamento. Per trattenere tutti i corpuscoli presenti nel liquame, costituiti essenzialmente da residui di pasta cagliata e da altre sostanze grossolane, è stata di estrema importanza la previsione di un efficiente trattamento di microstacciatura, in grado di trattenere tutte le particelle di dimensioni superiori ad almeno 1,5 millimetri, senza problemi di intasabilità. Per quanto riguarda l’abbattimento del carico organico in considerazione dell’elevato rendimento necessario - non raggiungibile dalla sola sezione di trattamento biologico – è stato previsto un doppio stadio, costituito da un primo trattamento di sgrossatura di tipo chimico-fisico, mediante flottazione ad aria dissolta, seguito da un secondo stadio a fanghi attivi. Al fine di ottenere il rispetto dei limiti allo scarico dei composti azotati, è stato infine realizzato un doppio trattamento di pre-denitrificazione e ossidazione, per la separazione dell’Azoto in forma gassosa dal liquame e per la nitrificazione dell’Azoto organico e ammoniacale. Per l’abbattimento del fosforo si è sfruttato il dosaggio di sali metallici, onde ottenere una precipitazione chimica simultanea nel bacino di ossidazione, mentre per separare l’acqua dal fango, a cui è notoriamente e intimamente miscelata, è stata prevista una fase di sedimentazione finale in un bacino con dispositivo meccanizzato di raccolta fanghi, seguito da un bacino di disinfezione mediante clorazione dell’effluente. Per quanto riguarda il problema dei fanghi biologici di supero, dopo un trattamento di stabilizzazione di tipo aerobico ad ossigeno puro, prima dell’invio allo smaltimento finale si è resa conveniente una congrua riduzione del volume, mediante disidratazione meccanica su nastropressa, previo condizionamento con adeguati prodotti chimici.

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