La storia dell’uomo vissuta attraverso i sogni dei bambini



Il Museo del Giocattolo e del Bambino di Milano, ovvero… un punto di vista inedito e privilegiato che offre mille spunti di riflessione

È impossibile spiegare le ragioni che spingono al gioco - diceva Freud - senza considerare il piacere che da esso deriva. Giocare è quanto di più istintivo esista al mondo; il tempo, sociale ed individuale, può cambiare i giocattoli, ma non il desiderio di giocare insito nei bambini. I giocattoli, a loro volta, non sono mai fini a se stessi ma testimoni precisi e puntuali dei percorsi che hanno attraversato. I libri di scuola non lo scrivono, ma c’erano i bambini anche durante le rivoluzioni sociali, il Romanticismo, la nascita del cinema, le guerre mondiali e i viaggi sulla Luna… Vite fragili, eppure risolute a vivere, e a giocare.

Oggi, grazie agli accoglienti spazi dello storico Istituto Martinitt che lo ospita, ex casa dei bambini orfani ubicata in via Pitteri, 56 nel quartiere milanese dell’Ortica, è possibile visitare uno tra i più grandi Musei del Giocattolo in Europa, con oltre 2.000 balocchi selezionati e rigorosamente originali, che guidano i visitatori in un affascinante viaggio alla scoperta di eventi sociali e culturali, innovazioni scientifiche e tecnologiche, mutamenti politici e militari, nonché indirizzi letterari e filosofici. Storie, insomma, raccontate in ogni sfumatura, dove tre secoli di umane avventure sono testimoniate da bambole e trenini, marionette e macchinine, soldatini e robot. Osservando con attenzione i reperti esposti, spesso esemplari unici, sembra di scorgere le linee evolutive che hanno tramandato gli archetipi ludici e che, se pur trasformati nelle forme e nelle dinamiche, ne hanno mantenuto inalterata la sostanza. Le buone idee, dunque, le idee forti, sopravvivono sempre.

Le sessantacinque ampie vetrine presenti nel Museo, rigorosamente esposte ad altezza bambino e contenenti ogni tipo di giocattolo possibile ed immaginabile, sono piacevolmente arricchite da informazioni iconografiche relative all’infanzia e orientate secondo un ordine cronologico. Il percorso storico generale è articolato tra il 1700 e il 1960, con approfondimento di numerose tematiche specifiche, tra cui “La Scienza divertente”, “Circo e Teatro”, “Bambole e Soldatini”, “Giochi didattici” e “Pinocchio e il legno”. Il percorso della mostra si suddivide in due itinerari ben distinti. Nel primo i giocattoli sono esposti secondo un criterio che persegue l’individuazione di tappe fondamentali nell’evoluzione del giocattolo e dei significati ad esso correlati; nel secondo, sempre in ambito di oggetti d’epoca, i giocattoli sono suddivisi per tematiche scelte tra le tipologie ludiche di maggiore suggestione e interesse sociale. Per onor di cronaca, ricordiamo che l’Italia compare assai tardi nel mercato del giocattolo, ritardo motivato da ragioni sociali, storiche e culturali: la suddivisione in piccoli Stati, che non favoriva la comunicazione e l’industria, la scarsità di materie prime e, soprattutto, l’aspetto religioso della cultura popolare che appagava il suo senso artistico e creativo nell’animare presepi e modellare figure votive. Le prime produzioni, tuttavia, sono caratterizzate senza dubbio dai tipici pregi dell’artigianato italiano, cioè originalità, gusto e autarchia.

Le disponibilità del Museo milanese, però, non si esauriscono qui perché comprendono anche supporti audiovisivi con filmati che illustrano i meccanismi dei giocattoli, una sala di proiezione, una ludoteca, una guida su CD a noleggio, personale specializzato a disposizione che propone varie attività, fra le quali citiamo i laboratori per l’invenzione e la costruzione di giocattoli e, non ultimo, un ampio parco interno attrezzato con giochi all'aperto. Da segnalare la ricostruzione di un’aula scolastica “Deamicisiana”, completa di arredi ed accessori d’epoca, e la presenza alle pareti delle opere di Antonio Rubino, fondatore del Corriere dei Piccoli. Altra nota interessante, su prenotazione vi è la possibilità di eseguire visite guidate differenziate, per toni e contenuti, a seconda dell’età e degli interessi specifici dei partecipanti, quindi scuole di ogni ordine, agenzie turistiche, enti sociali, ecc. Vi è poi l’offerta di tutta una serie di proposte didattiche, che spaziano dalle attività seminariali ai corsi di aggiornamento, da mostre temporanee (anche fuori sede) a conferenze stampa, presentazioni e, last but not least, feste private e di compleanno.

Per inciso, l’Istituto dei Martinitt si è trasformato negli anni in conseguenza del mutare dei tempi, ed oggi offre aiuto ai minori in difficoltà, molti dei quali frequentano di giorno per tornare in famiglia la sera. L’ex orfanotrofio si è dunque adeguato ai tempi provvedendo ad erogare servizi e supporti educativi ma, una cosa è certa, ha mantenuto inalterata la propria filosofia, quella cioè di educare i minori in difficoltà, aiutarli a crescere e ad inserirsi nella società e nel mondo del lavoro. Ed ecco forse anche la spiegazione alle ragioni che possono aver spinto l’istituzione a realizzare in questo luogo un museo dedicato, per la loro valenza, proprio ai giocattoli e ai giochi dei bambini.

Il prezzo del biglietto, che comprende la visita guidata al Museo e i Laboratori del gioco, costa 7,50 euro. Scegliendo questa opzione, i bambini vengono intrattenuti per circa tre ore. Vi è poi l’opportunità di acquistare un biglietto a 12 euro che prevede, oltre alla visita e ai laboratori, anche uno spettacolo, il tutto per una durata che oscilla dalle 4 alle 5 ore, che può essere piacevolmente intervallata da un pranzo al sacco sia all’aperto che al coperto.

I bambini hanno sempre giocato… o quantomeno, hanno sempre cercato di giocare, ne è certamente una testimonianza questo splendido Museo. Ci piace quindi concludere, così come abbiamo esordito, citando un’altra frase, stavolta di Hegel: Lasciare un bambino da solo con se stesso significa vederlo giocare entro pochi istanti. Del resto, ben prima di essere promosso Sapiens, l’Homo non era forse ludens?

a cura di Leonella Zupo