Meyer e il Manifesto della nuova cucina nordica




Ad archiviare per sempre la quasi proverbiale mancanza di cultura gastronomica nel Nord Europa è arrivato uno Chef danese “televisivo”, Claus Meyer, anima della renaissance boreale nonché propulsore del «Manifesto della nuova cucina nordica».

a cura di Leonella Zupo


Chi pensa alla Scandinavia pensa al freddo, alla luce, alla natura selvaggia, caratteristiche che oggi possono essere preziose nel piatto. Nei ristoranti danesi si trovano da sempre pietanze ispirate alle usanze gastronomiche di tutti i Paesi del mondo, ma oggi molti cuochi si stanno impegnando parecchio e stanno lavorando al recupero delle radici scandinave, con l’ambizione di creare una gastronomia che, grazie alle sue specifiche caratteristiche e peculiarità, possa misurarsi con le grandi tradizioni culinarie del mondo. Non a caso, anche da un punto di vista gastronomico, la Danimarca non è mai stata meglio di adesso: la tradizione si mescola con l’innovazione e si fanno sempre più importanti i riferimenti alle radici della cucina scandinava, per utilizzare i prodotti freschi della regione nordica, dal pesce di mare a quello di fiume, dalle aringhe al pane di farine speciali, integrali e di semi, per arrivare al burro naturalmente, da sempre un prodotto d’eccellenza di questa cucina. Se il programma televisivo dedicato ai viaggi e al buon cibo, New Scandinavian Cooking, ha già dato spazio a Svezia e Norvegia, adesso è giunto il momento della Danimarca e delle sue ricchezze. Nella primavera del 2007, infatti, RAISAT trasmetterà tredici puntate di una nuova serie prodotta proprio in Danimarca, con la partecipazione del famoso Chef e critico gastronomico danese Claus Meyer che, attraverso la preparazione di alcuni piatti speciali, andrà alla scoperta di molti luoghi, tra le più belle destinazioni turistiche, in un vero e proprio viaggio alla scoperta dei gusti e profumi danesi, delle migliori materie prime, della cucina di alto livello, ma anche delle attrazioni turistiche e naturalistiche che il Paese scandinavo è in grado di offrire ai propri visitatori. E proprio Claus Meyer si sta facendo da alcuni anni portavoce, insieme ad altri rinomati Chef scandinavi, delle dieci linee guida contenute nel “Manifesto della nuova cucina nordica”, che in virtù del suo buon gusto e dello speciale carattere può essere positivamente paragonata agli standard delle grandi cucine del mondo. Anche l’elemento stagionale sta ottenendo il giusto rilievo. Purezza, freschezza, semplicità: un’etica del gusto ma non solo. I prodotti devono essere naturali, contro l’accanimento tecnico, e rappresentativi del territorio, con un’enfasi particolare sull’apertura e la stagionalità. Il manifesto insiste su prodotti nordici e varietà dei produttori, benessere degli animali e, soprattutto, sulla salute dei commensali. Nessuna pretesa di imitazione comunque, piuttosto un’apertura all’esterno contro ogni sciovinismo. Fra le sfide già vinte, la rinascita delle birrerie. E a proposito di birrerie, la nuova tendenza danese di aprire microbirrifici offre l’opportunità di viaggiare seguendo itinerari birro-gastronomici. Ad oggi sono 35 i piccoli birrifici che, dal 2000, hanno iniziato a produrre eccellente birra artigianale. Secondo le previsioni, nei prossimi due anni aprirà i battenti almeno un birrificio artigianale al mese. A queste aziende vanno aggiunti i dodici birrifici tradizionali, la cui punta di diamante è la nota Carlsberg. Eventi gastronomici locali e festival culinari durante l’anno danno sicuramente ulteriori opportunità di assaporare la Danimarca sotto questo nuovo aspetto. Che la Danimarca fosse tra le terre più felici d’Europa si sapeva, sono infatti almeno tre i decenni che si colloca al primo posto dell’Eurobarometro, ma forse pochi si aspettavano che scalasse addirittura i vertici dell’intero pianeta. Certo non sarà un Paese senza pecche, ma certamente i danesi sono felici e contenti. Almeno questo è quello che risulta da uno studio realizzato dall’Università di Leicester. Che si prendano per oro colato o con un po’ di perplessità i dati scaturiti da questo studio, pensiamo valga comunque la pena andare a visitare questo Paese per scoprirne – gastronomia a parte! - anche cultura, abitudini, attrazioni, natura e popolazione.