Sicilia Madre Mediterranea


Quale futuro per l’industria alimentare italiana?

Un’importante occasione per far conoscere la Sicilia, quella offerta nel corso del secondo incontro internazionale sull’universo alimentare in Europa e nel Mediterraneo, realizzato con modalità analoghe a quelle dello scorso anno: due sessioni, rispettivamente a Palermo e a Milano, nel mese di novembre, organizzate in collaborazione tra Touring Club Italiano, Fondazione Italiana Buon Ricordo e Regione Sicilia. Quest’anno naturalmente si è tenuto conto del nuovo contesto geopolitico, cercando di capire perché l’identità dei prodotti agro-alimentari non nasca dalle caratteristiche intrinseche del prodotto ma sia profondamente legata e condizionata dal territorio. La Sicilia, da questo punto di vista è un laboratorio senza eguali, nel quale prodotti autoctoni e importati nei secoli si sono contaminati, attraverso diverse stratificazioni storiche e culturali, mantenendo un’innegabile originalità. Anche nell’edizione 2004, l’incontro non ha rinunciato a illustrare il valore universale e generalizzabile di storie che “sembrano piccole” ma non lo sono, come quella del pistacchio e della mandorla d’Avola, per citare solo due esempi. Non dimenticando che i destinatari di questo lavoro sarebbero stati certamente gli studiosi, ma anche le istituzioni e gli imprenditori, uno spazio rilevante del convegno è stato riservato alle norme, alle leggi economiche del mercato, alle esigenze di formazione e all’evoluzione delle tecnologie, elementi che dovrebbero permettere alla localizzazione di essere considerata come la via italiana ed europea per qualificare la produzione agro-alimentare. Qual è dunque il futuro per l’industria alimentare italiana? A questa e ad altre domande hanno cercato di rispondere insieme studiosi ed esperti del settore nel corso del convegno. Da quanto è emerso, il modello italiano deve reggersi e svilupparsi su investimenti mirati nel campo della ricerca, sulla efficienza della rete distributiva, su iniziative ed eventi di visibilità di eccellenza, come sono le fiere, su progetti di comunicazione molto articolati, efficaci e basati su tutte le forme d’informazione. In particolare, nella sessione milanese si è cercato di fare il punto su luci e ombre di fronte alle nuove sfide europee. Problema quanto mai attuale e scottante, quello della tutela del marchio italiano nel mondo, che vede contrapporsi la posizione di chi si schiera contro la deriva del localismo e quella di chi denuncia il pericolo di un’imminente omologazione. Quali dunque le soluzioni possibili, tra l’esperienza europea della Denominazione d’origine e quella americana del brevetto? Attorno a questo tema si è sviluppato quindi un dibattito, durante il quale sono stati evidenziati i lati forti e deboli di un settore che, nonostante la congiuntura economica poco positiva, continua a rimanere un faro dell’italian lifestyle nel mondo.

Le serie difficoltà in cui versa il settore agro-alimentare certamente si possono superare rimuovendo certi ostacoli al suo sviluppo: attraverso incentivazioni finanziarie, praticando una maggiore coerenza tra Unione Europea e Stati, redigendo piani nazionali. Ma anche modificando il modo in cui si affronta culturalmente la tematica. Produttori, distributori, consumatori, possono trarre solo vantaggi dal lavoro di chi nel territorio opera in funzione della consapevolezza della profonda interrelazione tra alimentazione e salute, al punto che ogni progetto di cambiamento non può compromettere e contrastare quelli che nel tempo sono diventati valori condivisi come la salvaguardia ambientale, la sicurezza, la qualità e gli stili di vita, anche attraverso le costituzioni di poli, aree di eccellenza.

In particolare, oggi la regione Sicilia sempre più assurge agli onori della cronaca per la realtà che rappresenta anche in campo agro-alimentare. Oltre all’agricoltura, è noto quanto questa regione possa vantare una particolare bellezza del territorio e una ricchezza sia ambientale sia di beni culturali. Per veicolare l’attenzione sull’agricoltura siciliana, e soprattutto sul comparto agro-alimentare, settore trainante dell’economia, la regione sente da tempo la necessità di comunicare. E guarda oggi in modo diverso alla sua produzione agricola, mostrandosi ogni giorno più disposta a spendere per una maggiore qualità, certificata dalla tracciabilità e dalla localizzazione del prodotto secondo le normative comunitarie, anche se questo si ripercuote inevitabilmente sull’aumento dei prezzi. Sebbene gli indici della produzione abbiano fatto registrare un segno meno in alcuni settori dell’agricoltura insulare, a cominciare dalla coltivazione dei cereali e della vite, il panorama siciliano appare tutt’altro che negativo. La Sicilia è, infatti, al pari di altre regioni italiane, ai primi posti per il numero di Denominazioni d’origine, a livello europeo. L’assessore regionale all’Agricoltura, Innocenzo Leontini, si è dichiarato moderatamente ottimista e, soprattutto, impegnato nell’affrontare i nuovi problemi che il comparto siciliano si trova a dover fronteggiare nella nuova Europa a Venticinque. La costituzione dell’Agenzia Regionale per la Sicurezza Alimentare è un segnale forte in questo senso. «Le Strade del Vino – ha sottolineato Leontini – costituiscono il primo passo verso la disciplina della qualità; il secondo potrebbe essere l’inserimento nella Finanziaria di una norma regionale contro la produzione di Ogm in Sicilia». Soddisfazione anche per l’avvenuto accordo con il Giappone che, superati i problemi che lo avevano sinora impedito, ha dato il via all’importazione delle arance rosse siciliane.

Stretta tra il rischio della globalizzazione e lo spettro della contraffazione, la produzione agro-alimentare italiana in generale rimane comunque uno dei pilastri più solidi dell’economia nazionale, con oltre cento miliardi di fatturato annuale e un’esportazione in continua crescita. Formula vincente del settore, indubbiamente, la qualità unita alla ricerca. Nel corso del convegno sono state proiettate immagini inedite, uscite eccezionalmente dalle teche della RAI, per offrire un omaggio a Mario Soldati, scrittore, regista e giornalista, ma anche buon maestro delle tradizioni di cibo e di cucina, che in una delle prime trasmissioni degli Anni ’50 dedicate al turismo italiano già guidava i telespettatori alla scoperta delle Valli del Po, delle coste tirreniche e dei loro sapori. I filmati si sono alternati a centinaia di scatti fotografici montati da Cesare Colombo, e in parte da lui realizzati, che hanno fatto da pregevole sfondo agli interventi, con molta discrezione, raccontando agli ospiti intervenuti l’universo agro-alimentare italiano con il linguaggio delle immagini. Dulcis in fundo, nella serata dello stesso giorno – a conclusione del convegno – in più di cento ristoranti dell’Associazione del Buon Ricordo, circa 12.000 commensali hanno festeggiato contemporaneamente il compleanno del Touring Club Italiano, degustando una cena a base di ricette e prodotti della Sicilia, protagonista assoluta delle tavole, oltre che dei dibattiti della giornata.

a cura di Leonella Zupo