UN VIAGGIO ALLA SCOPERTA DELLA PRODIGIOSA ISOLA DELLA MAGIA
12-13-14 SETTEMBRE 2003 XXXVII EDIZIONE DEL PALIO DI ISOLA DOVARESE
Se ci trovassimo nei pressi di Isola Dovarese (Cremona) nei giorni del Palio, potrebbe capitarci di udire in lontananza voci e scorgere movimenti d’altri tempi. Della normale veste della vecchia piazza, cuore della cittadina, troveremmo infatti solo il nome e la folta partecipazione degli abitanti (rigorosamente in costume d’epoca) e dei tanti visitatori, che ogni anno rappresentano una presenza sempre più massiccia. Crogiolo di ardita creatività, questo paese ci darebbe la possibilità di rivivere il passato, dando vita ai palazzi, alle botteghe e alle antiche taverne riportate in vita, in un contesto architettonico in stile medioevale davvero degno di nota.
Iter sine fine è stato il tema conduttore dell’edizione 2003, che ha accompagnato lo spettatore in un viaggio alla scoperta di una prodigiosa Isola della magia.
I tre giorni del palio riportano il viandante nel XV secolo, al tempo in cui il mondo era conosciuto come un disco di terre circondato da un Oceano tenebroso. Lo spettacolo, che cattura il visitatore in un’immaginifica realtà, è frutto di una meticolosa ricerca e ricostruzione storica che ogni anno anima l’impegno di ideatori, registi, coreografi, scenografi, musicisti, sarti, progettisti, cuochi, artisti e figuranti di Isola Dovarese e terre amiche.
I vitali e misteriosi abitanti di Isola coinvolgono chiunque si trovi a passare per il borgo in un viaggio nello spazio, nel tempo, nella fantasia: una festa così emozionante, reale ed irreale, da confondere lo spirito. La piazza gonzaghesca ha accolto le coreografie, le scene e i giochi che hanno svelato al pubblico i segreti e le storie alla scoperta del magico palazzo al centro dell’Isola prodigiosa. Chi l’ha visto narra di un sole dorato, una luna d’argento, di un pavimento di cristallo e di favolose creature dai poteri ammaliatori.
La manifestazione si svolge ogni anno in tre giorni ed ha inizio il venerdì (dalle 19.00) con l’apertura delle servitù di passaggio, delle taverne e del mercato. Il sindaco consegna le chiavi del paese al priore. Dopo l’avvento del fuoco, la presentazione del popolo dell’isola: le quattro contrade
– Le Gerre, Porta Tenca, San Bernardino, San Giuseppe – introducono nella piazza il proprio animale fantastico: salamandra alata, camelopardo, basilisco, unicorno. Sabato (dalle 18.00) la fantasia continua con il convivio e gli spettacoli che si svolgono durante il banchetto, con la rappresentazione degli avvenimenti della magica Isola di Re Giovanni. Domenica, al mattino, l’inizio della Ludica Processio (caccia al tesoro storica) e nel pomeriggio (dalle 17.00), il Palio. La piazza rinascimentale è animata da giochi e giocatori, danze e danzatori, bandiere e sbandieratori, atti e attori, musica e musicanti. Più di 400 i figuranti: nobili, popolani, giullari, clerici e cortigiane sfilano in abiti rigorosamente ispirati alla moda del XV secolo. Per il trentasettesimo anno consecutivo, il gioco del Magheer ha riacceso i colori, le rivalità, gli entusiasmi delle quattro contrade che disputano nella piazza, per l’agognato drappo. L’antico gioco, originario di Isola Dovarese, consiste in una gara tra i quattro rappresentanti delle contrade. I giocatori devono centrare più volte possibile il bersaglio, che ripetutamente colpito si assottiglia sino a suggerire l’idea di un dimagrimento, da cui il nome Magheer (magro). Il fantastico vagare volge al termine solamente dopo Methamorfosis, lo spettacolo serale (dalle 21.00) di giochi pirici, alabarde, spadoni, dame e cavalieri.
Durante i tre giorni di prodigio, il visitatore rivive le atmosfere delle antiche feste partecipando alle coreografie, al mercato, alle scene nelle taverne, usando la moneta del tempo, il quattrino, da cambiare all’ufficio di cambio. All’interno del circuito storico è stata allestita anche una mostra di monete antiche, a cura di Riccardo Lupi, in collaborazione con l’Associazione Numismatica Milanese.
Subito dopo il tramonto nella piazza si accendono i bracieri e, prima del simposio, si apparecchia il grande tavolo rispettando gli usi rinascimentali e i dettami dei codici rinascimentali quali l’opera di Cristoforo da Messibugo Banchetti, composizioni di vivande et apparecchio generale.
Chi partecipa alla cena assapora i cibi dei nobili del XV sec.. Le ricette di tutte le portate, grazie alla paziente opera di Luciano Sassi, sono tratte dai manuali gastronomici del tempo, in particolare da
De onesta voluptate et valetudine di Bartolomeo Sacchi, conosciuto come Platina. La preparazione dei cibi è realizzata con rigore filologico per ingredienti, dosaggi e procedimenti, dal ristorante Molino Vecchio di Isola Dovarese.
Lo scalco di corte, il cuoco incaricato di dirigere la complessa macchina del banchetto, accoglie gli ospiti, illustra la “lista de li consumi” ed elenca i “servizi di credenza” e i “servizi di cucina”. Così, come nelle più illustri corti italiane, invenzioni sceniche, attori, figuranti e macchine teatrali entrano nella piazza con la sequenza imposta dalle portate del convivio a costruire lo spettacolo durante il quale due viaggiatori accompagnano commensali e pubblico nel viaggio alla scoperta del magico palazzo al centro dell’isola prodigiosa.
Un lavoro di preparazione lungo un anno quello dietro a questa manifestazione, e un esempio davvero degno di nota per altre realtà che volessero a vario titolo promuovere un territorio, inteso come “luogo di accoglienza”. E ragionare su come “accogliere”, oggi sembra essere diventato per gli enti locali un atto non solo di civiltà, ma anche di “opportunità”, perché accrescendo la qualità dell’accoglienza si accresce inevitabilmente anche il valore di un territorio. E certamente di questo parere sembra essere l’amministrazione comunale di Isola Dovarese, che investe in tal senso dando vita a un progetto multiforme e ben congegnato.
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