VINITALY 2007: BUONE PROSPETTIVE PER IL VINO ITALIANO
Operatori ed appassionati sempre più giovani rendono dinamico il settore
Buone nuove per l’economia italiana. Almeno se possiamo considerare il Vinitaly una credibile cartina di tornasole, non tanto e non solo del comparto vinicolo, ma del più generale stato dell’arte della contingente situazione economica. L’edizione quarantuno, consegnata agli annali nel tardo pomeriggio di Lunedì due Aprile, è probabilmente risultata la più intensa e vivace dell’ultimo periodo. Verona s’è dimostrata nei fatti capitale tricolore del vino. Vinitaly s’è confermata la rassegna di maggiore rilievo proposta dalla città scaligera, considerati tutti i settori merceologici. Come il canoro Festival di Sanremo, fortunatamente senza la presenza di un omologo di Pippo Baudo, presidente ad honorem della deriva nazional-popolare, Vinitaly è tanto criticata quanto partecipata e seguita. Forse perché tra i suoi affollati stand e padiglioni puoi ancora incontrare, accanto alla minoranza delle realtà stereotipate, donne sincere ed uomini schietti, persone vere, che del settore continuano ad essere l’essenza.
Negli intensi giorni, nelle frenetiche ore in cui si celebra la liturgia, per certi versi immutabile, dell’incontro tra domanda ed offerta, la realtà ha il sopravvento sulle tante interpretazioni, molte volte davvero pretestuose o quantomeno incerte, del mondo delle vigne e delle cantine. Le bottiglie in degustazione riescono a trasmettere, senza intermediari, desideri, progetti, lavoro, investimenti… Quel vino buono nelle intenzioni del produttore ha preso corpo, pochi assaggi sanno trasmettere fatica, valori e soddisfazioni, unitamente all’intrinseca bontà. Si concretizza il piacere d’un incontro profondo con il frutto d’un territorio e dell’ingegno dell’uomo. Non parlo solamente dell’interesse manifestato nei confronti del Franciacorta, davvero immenso, testimoniato anche dal brindisi inaugurale del ministro Paolo De Castro proprio negli spazi del Consorzio Franciacorta, ma più in generale dell’attenzione indirizzata da operatori e dal pubblico degli appassionati, nei confronti di tutte le realtà vinicole, in particolare di quelle capaci di trasmettere emozioni, indipendentemente dalla loro dimensioni, dalla loro nomea, quanto piuttosto grazie alla loro capacità di offrire calici colmi d’un prodotto non scontato, prevedibile.
Molta strada rimane da percorrere ai produttori di vino, così come molti passi debbono compiere i consumatori. Una rassegna affollata, operatori a parte, non significa che la conoscenza, quantomeno dei “fondamentali” del vino, sia oramai da ritenersi acquisita. Di sicuro rappresenta un altro mattone nel muro della crescita della consapevolezza da parte del mercato, sia della domanda sia dell’offerta. Il Vinitaly appena consegnato agli archivi, ha evidenziato, fra il resto, anche un dato di fatto inequivocabile: il mondo del vino è l’unico, tra i tanti che danno vita al sistema agricolo, a registrare l’ingresso massiccio e costante di giovani tra i suoi operatori. Situazione che specularmene si riproduce tra gli appassionati, sempre più giovani e sempre più competenti. Considerata la competizione interna ed internazionale, grazie anche all’allargamento dell’Unione Europea ed al dinamismo dei Paesi enologicamente definiti nuovi (anche se in alcuni casi in realtà si tratta di terre dove la produzione di vino può vantare alcuni secoli di storia), questa iniezione di gioventù è salutare. Purché sappia legare la tradizione all’innovazione, ad esempio applicando concretamente le leggi della proprietà intellettuale anche a questo dinamico settore.
*direttore Consorzio Tutela Franciacorta (Adriano Baffelli)