Motore ecologico ad aria compressa




Riduzione dell’inquinamento
Con l’innovazione tecnologica oggi si può?

Storia controversa di un motore ad aria compressa e di una macchina rivoluzionaria che attenderebbe solo di essere commercializzata in Italia: Eolo – questo il nome originario dato al primo modello - costruita interamente in alluminio tubolare, fibra di canapa e resina, leggerissima e ultraresistente. Doveva essere l’auto capace di risolvere tutti i problemi di inquinamento delle grandi città europee e invece, non si sa per quale motivo…


a cura di Leonella Zupo


Non è a benzina, né a diesel, né tantomeno a GPL o metano. Stiamo parlando di una macchina che va ad aria, per l’esattezza aria compressa. Il progettista, Guy Negre, è un ingegnere motoristico che, nel corso della sua vita, ha sempre progettato motori per aerei e dal 1987 sino al 1992 ha creato, disegnato e realizzato motori per la Formula 1. La sua sfida è iniziata cercando di realizzare un motore tradizionale a basse emissioni, per passare successivamente a un motore a doppia alimentazione: carburanti fossili nelle strade e autostrade e aria compressa in città. Così nel 1997 l’equipe di Negre ha concepito il primo motore CAT, un motore che – pur utilizzando alcuni elementi dei motori convenzionali – è fondamentalmente diverso da questi ultimi. Tutti i motori usano aria compressa, il carburante serve infatti a riscaldare l’aria e ad aumentare la pressione che fa muovere i pistoni. L’idea principale di questa invenzione è stata quella di trovare un modo completamente nuovo per dare la giusta pressione ai pistoni. Ma cos’è un motore ad aria compressa? E’ semplicemente un particolare tipo di motore che sfrutta l’espansione dell’aria fortemente compressa, appunto, che esce da serbatoi a temperatura estremamente bassa e con pressione elevata. L’espansione dell’aria viene quindi utilizzata per muovere un pistone o una turbina, collegati a un albero. Sono ormai diversi anni che Guy Negre, insieme a suo figlio e a un gruppo di collaboratori fidati, studia quotidianamente, in laboratorio, il motore ad aria compressa, e le ricerche hanno prodotto via via importanti miglioramenti al progetto iniziale: sono stati elaborati sistemi per il recupero di energia termica ed è stata aumentata l’efficienza. Allo stato attuale, con un pieno d’aria al costo di un euro e mezzo, Guy Negre, intervistato su Rai 3, ha sostenuto che si possono percorrere 200 km. Il motore avrebbe inoltre acquistato un’eccezionale stabilità, ma soprattutto – quel che più importa – si tratterebbe di un motore ecologico, che emette dai tubi di scarico semplice aria fredda. Per il pieno, nelle aree di servizio si troverebbe dunque una stazione dell’aria come quella che si usa normalmente per pompare le gomme, solo con un po’ più di pressione, 300 bar, e in soli tre minuti - attaccando il tubo dell’aria compressa alle bombole – il gioco sarebbe fatto. Un altro modo potrebbe essere quello di utilizzare una spina elettrica, attaccandosi direttamente a un compressore all’interno dell’autovettura che ricaricherebbe le bombole in circa quattro ore e mezzo per ottenere il pieno. Molto valida per un utilizzo in città dunque, la macchina sarebbe in grado di andare a una velocità di 110 km orari, velocità scelta proprio per l’utilizzo urbano. Le bombole collocate all’interno della vettura, sotto il pianale, sono di carbonio, leggere e sicure in caso d’urto. Questa tecnologia, già utilizzata per il gas naturale, qui viene usata per l’aria compressa. L’ultimo prototipo è il Mini-Cat, un’auto da città a tre posti con un capiente bagagliaio, ma i prototipi realizzati prevedono anche versioni taxi, furgone e autocarro. In linea teorica, in Italia, l’autovettura avrebbe dovuto essere realizzata in una fabbrica nella provincia di Rieti, a cui se ne sarebbero aggiunte altre in tempi rapidissimi. La commercializzazione era prevista già a partire dal luglio del 2002, con prezzi intorno ai 9 mila euro.
Ma allora, se la macchina funziona, non inquina, costa come una comune auto, perché non è stata adottata questa tecnologia per ripulire le nostre città? Quali considerazioni si possono fare su questa vicenda? Su questo spinoso argomento sono tanti gli interrogativi che ci si è posti negli ultimi anni. Esaminiamone alcuni. Qualcuno asserisce che il progettista di questo motore rivoluzionario avrebbe stranamente la bocca cucita, quando gli si chiede il perché di questi ritardi continui. I dipendenti assunti in Italia dallo stabilimento produttivo risulterebbero in cassa integrazione, senza aver mai costruito neanche un'auto. Dal canto loro, i dirigenti di Eolo Auto Italia avrebbero rimandato l'inizio della produzione a data da destinarsi, di anno in anno. Si ipotizza che le gigantesche corporazioni del petrolio non vogliano un mezzo in grado di renderci indipendenti dal loro controllo economico. Certo è che una macchina che non abbia quasi bisogno di tagliandi né di cambi d’olio, che sia semplice e fatta per durare e che consumi solo energia elettrica, forse davvero non farebbe guadagnare abbastanza. Per contro, c’è invece chi sostiene si tratti niente di meno che di una bufala e che ci sia dietro qualche allettante finanziamento della Comunità Europea. A quanto pare anche Quattroruote era riuscito a provare la Eolo, ma senza grandi entusiasmi. Le Eolo sarebbero ancora da sviluppare ulteriormente: il motore, le bombole… e tutto questo avrebbe un certo costo.
Tuttavia, per chi avesse interesse a verificare, all’indirizzo Internet http://www.eoloenergie.it/html/presentazione.html è possibile consultare la presentazione ufficiale del generatore di elettricità ad aria compressa Eolo patrocinata dal Comune di Roma, in collaborazione con l’Università degli Studi “La Sapienza”, nell’ormai lontano gennaio del 2005, evento che a suo tempo riscosse un gran successo.
Il Gruppo MDI di Guy Negre ha sede nel Lussemburgo e un secondo stabilimento è ubicato a Carros, in Francia. Qui in Italia quello che avrebbe dovuto essere il futuro progetto della società Eolo Energie, con sede a Roma ma difficilmente rintracciabile, era ufficialmente un progetto di grande respiro in quanto avrebbe consentito moltissime applicazioni. Era infatti previsto un servizio globale che comprendeva addirittura – a livello condominiale – la produzione di energia elettrica, il condizionamento ed eventualmente anche il riscaldamento delle unità abitative. Che dire ai più ottimisti? Non ci resta che attendere fiduciosi…