Tecnologia utile o voglia di protagonismo?


E’ ormai un dato di fatto: la velocità con cui oggi la tecnologia informatica progredisce ci mette spesso in condizione di non apprezzare gli strumenti che già possediamo.

Se solo pensiamo al nostro primo computer e a quando lo abbiamo acquistato, o ci guardiamo intorno a osservare ciò che oggi il mercato offre, ci accorgiamo presto che gran parte di quello che è in nostro possesso è ormai “obsoleto”, sembra impossibile stare al passo coi tempi. E ciò che più è terribile è che non esiste o quasi la possibilità di riciclare il nostro hardware…

Sempre più persone ricorrono all’uso del computer nelle loro abitazioni, e in un certo senso si sentono “costrette” a correre dietro a nuovi software, protocolli di comunicazione, interfacce grafiche, sistemi operativi, nuovi linguaggi, ecc.

Ma a questo punto sorge istintiva una domanda: “Siamo davvero sicuri che questa corsa sia realmente necessaria, oppure qualcuno ha trovato che questo sistema è un ottimo modo per fare soldi a palate?”. E che significato ha questo “sfornare” a più non posso sempre materiale nuovo, immetterlo sul mercato anche se pieno di bug (problemi che causano malfunzionamenti), senza prima correggere i problemi che già si riscontrano in un prodotto, per passare immediatamente a una nuova versione, ovviamente anch’essa con altrettanti bug?

Certo, forse per un produttore correggere un problema è meno remunerativo che fare uscire un prodotto nuovo. Ma è anche vero che spesso accade che molti comprino computer dell’ultima generazione, anche costosissimi, nella speranza di poterli tenere per un po’ di anni! Un suggerimento allora potrebbe essere quello di verificare, prima di ogni acquisto, ciò di cui si ha realmente bisogno, senza lasciarsi influenzare in modo ossessivo dalle mille proposte del mercato.

Insomma, non è poi così importante acquistare a tutti i costi qualsiasi cosa esca, purché sia all’ultimo grido. Del resto, i produttori cercano di vendere i loro prodotti, è naturale, ma è importante avere la consapevolezza di riconoscere che esiste un tipo di utenza che ciecamente corre ad acquistarli solo per il “gusto” della novità, magari per sfoggiare quello che gli altri non hanno.

Quando la maggior parte degli utenti erano persone che davanti al computer si dedicavano solo ed esclusivamente per lavoro, questo tipo di mentalità era inesistente, perché non poteva far breccia in chi ragionava in un’ottica di pura utilità della macchina. Adesso che il PC finisce nelle mani di chiunque, è facile aspettarsi che il metro di giudizio non sia più solo l’utilità, bensì l’effetto di ammirazione che può suscitare nell’altro, senza preoccuparsi troppo dei costi o dell’efficacia.

E, non essendo più possibile tornare indietro, visto che il numero di persone che utilizzano un PC per puro divertimento, come una TV, oppure una consolle o uno strumento di comunicazione è indiscutibilmente in costante aumento, saranno quindi in aumento anche le persone sensibili al fascino di pubblicità sempre più ammiccanti.

Ed ecco sorgere spontanea un’altra riflessione: non c’è forse il rischio che questa politica di marketing si stia aprendo un grosso varco anche grazie a un aspetto vulnerabile, quale la voglia di protagonismo?