
OBAMA: NULLA E' IMPOSSIBILE IN AMERICA, 'YES WE CAN'
ANSA - Con una valanga di voti che il Partito Democratico non vedeva dai tempi di Jimmy Carter, nel 1976, Barack Obama è il primo afro-americano a conquistare la Casa Bianca. Il senatore nero dell'Illinois ha ottenuto circa il 52% dei suffragi conquistando almeno 349 voti elettorali, quando ne erano necessari 270 per vincere. In termini assoluti ad Obama, secondo la Fox, sono andati 61,56 milioni di suffragi, a John McCain 54,81 milioni di voti, pari al 47% circa del totale. Il sito di gossip politici Drudgereport dà cifre inferiori, 59,5 milioni contro 53,3, senza citare fonti. Il suo predecessore democratico alla Casa Bianca, Bill Clinton, non è mai riuscito a vincere con oltre il 50% dei voti, neppure nel 1996, quando aveva battuto seccamente il suo rivale repubblicano Bob Dole, conquistando la bellezza di 379 voti elettorali. La corsa tra Obama e il suo avversario repubblicano John McCain rimane un testa a testa in North Carolina e in Missouri, che rappresentano rispettivamente 15 e 11 suffragi elettorali. Comunque finiranno le cose nei due Stati (e forse ci vorranno diversi giorni per saperlo) il senatore dell'Illinois non riuscirà a raggiungere la cifra record di Clinton contro Dole di 12 anni or sono. Oltre a conquistare alla grande la Casa Bianca, il partito democratico ha ampliato la propria maggioranza al Congresso, ma senza raggiungere la cosiddetta 'cifra magica' di 60 senatori su 100 al Congresso. Un livello che avrebbe neutralizzato di fatto l'opposizione repubblicana, impedendole di fare ostruzionismo. In base ai risultati provvisori, il partito democratico guadagna 15 seggi alla Camera, raggiungendo un totale di 248, contro 166 per i repubblicani. Al Senato, il guadagno è di 5 seggi, per raggiungere quota 56, contro 40 per i repubblicani. I risultati di due duelli di spicco al Senato non sono attesi immediatamente. Il primo, in Minnesota, vede il comico Al Franken, un democratico, leggermente in testa rispetto al repubblicano Norm Coleman, noto soprattutto per essere stato uno dei critici più feroci dell'Onu. Ambedue sono intorno al 42%. Il secondo duello si svolge in Alaska e vede il senatore uscente Ted Stevens, il più longevo al Senato, leggermente in testa davanti al sindaco di Anchorage, Mark Begich, un democratico. Anche se forse non verrà eletto, i risultati ottenuti da Stevens, appena condannato per corruzione, hanno stupito gli osservatori. Circa un abitante dell'Alaska su due è pronto a rimandare al Senato un politico che ha subito una condanna, anche se l'entità della pena sarà nota solo nelle prossime settimane. Infine, tra gli altri temi, in California i fautori del referendum per proibire le nozze omosessuali, autorizzate nello Stato, sono in testa, 52 contro 48%, ma lo spoglio non è ancora terminato. Se, come è possibile, vinceranno i promotori del referendum, per le circa 18mila coppie dello stesso sesso che si sono sposate in questi ultimi quattro mesi e mezzo, inizierà un lungo periodo di incertezza.

BARACK OBAMA 44° PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI
di Giampiero Gramaglia
ROMA - Barack Obama e' divenuto questa notte il 44.o presidente degli Stati Uniti, e' il primo nero a conquistare la Casa Bianca: un risultato storico. L'affluenza record ha allungato le code ai seggi nell'Unione e ha reso piu' lento lo spoglio dei suffragi, ritardando l'annuncio della vittoria del candidato democratico. La certezza, non matematica, ma politica, e' stata acquisita quando il candidato democratico s'e' aggiudicato l'Ohio, uno Stato chiave, lo Stato che tutti i candidati repubblicani divenuti presidenti hanno vinto. L'America e' andata al voto nel pieno d'una crisi finanziaria che le toglie fiducia e che deve ancora fare sentire l'impatto sull'economia reale, mentre le difficolta' militari e politiche in Iraq e in Afghanistan incrinano le certezze e le sicurezze della Super-Potenza unica. In un momento difficile, con un esercizio di democrazia che la conferma fucina di coraggio per l'Occidente, l'America ha scelto e ha scelto il cambiamento: un presidente giovane, nero e relativamente inesperto, ma che e' un simbolo di speranza e che impersona il sogno americano. All'Est e al Sud, Obama s'e' imposto in alcuni Stati Chiave di questa competizione: ha fatto suo il New England, ed era scontato, i Grandi Laghi, ma soprattutto ha confermato il potere democratico in Pennsylvania e ha strappato ai repubblicani l'Ohio e lo Iowa, oltre ad altri Stati contesi. I risultati dell'Ohio e dello Iowa sono stati il segnale della disfatta per il candidato repubblicano John McCain, arrivato all'Election Day in forte ritardo in tutti i sondaggi. E che neppure i suoi sostenitori ci credessero lo diceva la differenza di immagini tra l'attesa della festa per Obama a Chicago, dove c'erano decine di migliaia di persone entusiaste, e l'attesa a Phoenix, dove i sostenitori di McCain erano pochi e disorientati. Per McCain, non e' stato un tracollo. Per Obama, non e' stata una vera e propria valanga, specie in termini di voto popolare - ma il computo esatto dei suffragi non e' ancora definitivo. Ma dalle urne esce un'America nuova, che Barack Obama dovra' guidare dal 20 gennaio, quando s'insediera', fuori dalla crisi, ridandole fiducia in se stessa e restituendole la simpatia del Mondo.